La Nuova Sardegna

Sassari

Redditometro, nell’isola duemila dichiarazioni ai raggi X

di Pier Giorgio Pinna
Redditometro, nell’isola duemila dichiarazioni ai raggi X

Verifiche incrociate sulle spese, l’Agenzia regionale si prepara. Il commercialista: «Possibili molte situazioni di rischio»

23 gennaio 2013
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SASSARI. Lotta all’evasione: nell’isola si riparte dal redditometro. E nella battaglia si distinguono già due fronti compatti. Da una parte, le Agenzie delle entrate, che si preparano a scandagliare tutti gli strumenti per dare operatività alle nuove regole. Dall’altra, molti contribuenti che non hanno nulla da nascondere ma temono vessazioni nella richiesta dei documenti per le verifiche incrociate sulle spese, spesso affiancati da drappelli di commercialisti del parere che l’onere della prova spetti all’amministrazione pubblica. In mezzo a questi due schieramenti, le solite frotte di latitanti fiscali, professionisti nel dribbling di qualsiasi tributo, quelli che non dichiarano nulla o quasi. Realmente disinteressati o falsamente indifferenti, questi specialisti dell’evasione oggi sanno che in Sardegna per loro sarà difficile venire scoperti. Perché, come esperti e consulenti hanno a più riprese evidenziato nelle ultime settimane, non è questo il modo d’inchiodare chi non figura nominalmente in nessun tabulato o in un conto corrente, e magari per le proprie operazioni di acquisto-vendita si serve soltanto di contanti.

Nell’isola intanto si profila l’imminente passaggio ai raggi X di oltre duemila posizioni di contribuenti, con riscontri da redditometro su denunce Irpef e “uscite” familiari annuali. Come quantità di controlli ci si muoverà in linea con la percentuale di accertamenti annunciati su scala nazionale (in tutto ne sono previsti 70mila per il 2013). In Sardegna, a presentare la dichiarazione dei redditi – su una popolazione di un milione e 630mila abitanti – sono all’incirca un milione e 80mila persone. A partire da marzo dovrebbero così finire sotto la lente d’ingrandimento della vigilanza tributaria le situazioni di spesa che si discostano in maniera evidente dalle entrate personali comunicate al fisco. Ma sarà veramente così? Con la pratica lo si scoprirà meglio.

Con ogni probabilità si comincerà dalle denunce 2009 presentate nel 2010. «A proposito di redditometro noi come Guardia di finanza non abbiamo un ruolo operativo diretto», precisa il comandante per il Nord Sardegna, Corrado Pillitteri. «Nelle nostre verifiche possiamo però tener conto degli stessi parametri fissati per il redditometro, anche se la nostra attività è in genere rivolta più verso le società che nei riguardi delle persone fisiche», specifica ancora il colonnello.

Fra gli altri, è critico sulla nuove misure, Piero Scudino, a Sassari presidente provinciale dell’Ordine dei commercialisti. «Sul piano, per così dire, ideologico sono d’accordo su questo genere di provvedimenti, ma ci sono molti aspetti che preoccupano – sostiene – Sul versante tecnico mi chiedo infatti: non è che uno strumento del genere si tradurrà in uno “studio di settore” generalizzato per le famiglie, per di più con la richiesta di fornire documenti a partire dal 2009?». «Perché il rischio in questo caso è dar vita a contenziosi complessi e costosi, nonostante una recente sentenza della Corte di cassazione sul vecchio redditometro abbia stabilito l’inversione dell’onere della prova a carico dell’amministrazione pubblica», prosegue Scudino. Il quale ritiene pericoloso il nuovo sistema per un altro motivo ancora: la possibilità di rendere più grave la crisi dei consumi, condizionando gli stili di vita.

«Poniamo che io sia un comune impiegato che sacrifica tutto il resto per coltivare la mia passione per i viaggi e che ogni anno destini a questo scopo una parte consistente del reddito – esemplifica il commercialista – Bene: perché questa “voce” deve produrre un effetto moltiplicatore tale da costringermi a dover giustificare ogni dettaglio con il fisco? E lo stesso discorso si può fare per le auto o per le imbarcazioni».

Insomma, secondo Scudino, bisognerà attendere per capire meglio. Al di là delle dichiarazioni rassicuranti che da Roma arrivano sull’uso dello strumento (“i pensionati non saranno toccati”, “non ci saranno accertamenti di massa” e così via), a suo avviso si tratta di vedere che succederà in concreto: «Il timore è difatti che, così com’è avvenuto in passato di fronte a provvedimenti differenti, l’operatività degli uffici finanziari si discosti da queste indicazioni fornite per non suscitare allarme tra la gente e poi invece renda impossibile la vita ai contribuenti, chiamati sempre e comunque a dimostrare carte alla mano situazioni che hanno dimenticato o che non si sono potuti premurare di documentare».

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