La Nuova Sardegna

Sassari

«Chimica verde? È soltanto un affare»

di Paoletta Farina
«Chimica verde? È soltanto un affare»

Wwf e Isde contro il progetto di riconversione industriale e la costruzione di una centrale a biomasse a Porto Torres

10 marzo 2013
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Chimica verde? Più che una riconversione industriale, un “affare”. Ma anche un nuovo pericolo all’orizzonte per la salute di un territorio, quello di Porto Torres, già duramente provato dall’inquinamento. Senza contare che la prospettiva di utilizzare sterminate piantagioni di cardo per le produzioni avrà come effetto un consumo abnorme di terreni agricoli. Il Wwf scende in campo contro Eni e Matrìca che sulle ceneri del petrolchimico vogliono realizzare uno stabilimento capace di sfornare 350mila tonnellate all’anno di prodotti biodegrabili di origine vegetale, contesta una scelta poco chiara in termine di ricadute economiche locali e di occupazione e chiede, prima di qualsiasi intervento di riqualificazione, la «totale bonifica dell’area di Minciaredda», dove per decenni sono stati riversati i veleni industriali. Perchè è forte il sospetto che più che essere interessati a un polo verde, i protagonisti della partita vogliano far diventare il Nord Ovest della Sardegna un polo energetico, con tutti i vantaggi finanziari che questo per loro comporterebbe.

Ieri la sezione sassarese dell’associazione ambientalista, presieduta da Wanda Casula, ha voluto segnalare con forza la propria contrarietà al progetto frutto del protocollo d’intesa tra Stato, Regione, Polimeri Europa (del Gruppo Eni) e Novamont (ex Montedison) siglato il 26 maggio del 2011. Al tavolo dell’incontro, a fianco dei responsabili del Wwf, anche Vincenzo Migaleddu, dell’Isde Italia Medici per l’Ambiente, associazione che ugualmente si batte contro l’inquinamento. Tra i presenti, nella nuova sede Wwf nell’Istituto Regina Margherita a San Pietro, i consiglieri regionali Efisio Planetta (Psd’Az), Luigi Lotto (Pd), Claudia Zuncheddu (gruppo misto) e il consigliere comunale dell’Idv Isidoro Ajello.

È stato Antonello Secci, presidente regionale dei volontari che hanno come simbolo il panda, a denunciare quella che lui ha chiamato la nuova invasione di barbari nell’isola. E cioè «grandi imprese e multinazionali che hanno fatto della Sardegna terra di conquista per la costruzione di megaimpianti energetici da Guinness dei primati». E a Porto Torres questo è lo scenario. Il polo Matrìca per funzionare avrà bisogno di impianti energetici (centrale a biomasse e a fok)che prevedono una potenza di 250 Mw superiore ai consumi necessari. «Quindi è logico attendere che il surplus verrà commercializzato e beneficerà degli incentivi statali, una gallina dalle uova d’oro per gestori e proprietari».

Secci ha rilevato il paradosso di operazioni del genere nel momento in cui il consumo di energia nell’isola è ampiamente calato. «E allora, se c’è questa forte flessione, che senso ha?», si è chiesto il presidente Wwf. Mauro Gargiulo, ex direttore del Parco della Maddalena, e responsabile del settore energia dell’associazione, gli ha dato manforte. «A questo punto è chiaro che l’interesse primario del progetto di “chimica verde” non è la produzione di sacchetti biodegradabili, ma una speculazione. Quando gli investitori avranno prodotto i loro capitali se ne andranno, lasciandosi dietro, ancora una volta, disoccupati e disperazione». Convinto anche Vincenzo Migaleddu che i conti non tornino. «Il fabbisogno energetico nell’isola si è ridotto anche per la chiusura di Syndial, Alcoa ed Eurallumina. E allora se vogliamo parlare di riconversione verde dobbiamo slegarla da produzioni di tipo energivoro».

Ma è anche sugli aspetti legati alla salute Wwf e Isde hanno voluto incentrare l’attenzione. «Siamo la regione più inquinata d’Italia - ha affermato Migaleddu – peggio della Campania. E ora vogliamo aggiungere inquinamento all’inquinamento. La centrale a biomasse annunciata non è così “verde” come qualcuno vuol farci intendere. Produrrà diossine, e ne conosciamo gli effetti cancerogeni, in un territorio chè già vede accertato un numero di casi di tumore sopra la norma. Ma è preoccupante – ha aggiunto – anche l’utilizzo preisto di una centrale a Fok, combustibile ugualmente con gravi effetti nocivi, che dovrebbe entrare in funzione in alternativa alla centrale a biomasse se la produzione di cardo per alimentarla non fosse sufficiente. Eni vuole smaltire le scorte di Fok, residuo tossico del cracking dell’etilene che a Porto Torres non si produce più?»

Tutti, infine, hanno evidenziato la nascita di comitati che si stanno battendo contro i megaprogetti energetici. «È un segnale positivo, da una parte - ha affermato la consigliera regionale Claudia Zuncheddu – ma dall’altra significa che i cittadini non si sentono sufficientemente rappresentati dalla politica». «Le amministrazioni del nostro territorio – ha chiosato Migaleddu – stanno ignorando il problema».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative