La Nuova Sardegna

Sassari

Tredici mesi di condanna per una pacca sul sedere

di Elena Laudante

Un giovane commerciante ha allungato le mani sulla commessa in prova in aula ha giurato: stavamo assieme, cercavo di allontanarla durante una lite

09 maggio 2013
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SASSARI. Non era caduta a caso quella mano sul gluteo della sua commessa, assunta ma solo in prova. Al contrario, sarebbe stato un approccio poco galante, forse per corteggiarla, di certo per approfittare del fatto che lei, aspirante dipendente, fosse di spalle, e si sporgesse in avanti nell’atto di prendere qualcosa dagli scaffali del negozio. Il Tribunale è stato inflessibile. Quella pacca sul sedere rientra tra i gesti bollati dal Codice come “violenza sessuale”, seppure come caso lieve. Ecco perché, al commerciante di origini napoletane, sassarese di adozione, i giudici hanno inflitto 13 mesi di reclusione, pena sospesa. La sentenza del collegio presieduto da Marina Capitta, a latere Elena Barmina e Paolo Bruno, risale a ieri mattina, e in aula Pasquale Cuomo, 24 anni, non ci è nemmeno andato. Ad ascoltare la lettura del dispositivo, sperando in una assoluzione, c’erano i difensori Claudio Mastandrea e Salvatore Galleri.

Puntavano ad una assoluzione, sempreché il collegio avesse creduto alla versione di lui, titolare di un negozio ad Alghero, che nel giugno 2011 aveva preso in prova, per un breve periodo, una ventenne. Pochi giorni dopo l’inizio del rapporto di lavoro, l’aveva sorpresa mentre era di spalle, e non si era trattenuto. Poi l’avrebbe anche afferrata per il collo, ma quest’accusa è caduta perché lei ha ritirato la querela, valida solo per il reato di lesioni. L’altro reato resta, indipendentemente dalla denuncia, perché va punito indipendentemente dalla volontà della vittima. Che dopo quella pacca sul sedere, nemmeno riusciva a passarci davanti a quel negozio, confermeranno poi la mamma e alcune amiche.

In aula lui ha giurato che stavano insieme, che il supposto abuso era in realtà solo uno schiaffetto innocente allungato durante una specie di discussione. Che, anzi, lui voleva allontanarla da sé, e per farlo l’aveva presa per un fianco. Ma la spiegazione non ha convinto per nulla la pubblica accusa né i giudici, che l’hanno condannato a un anno e un mese.

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