La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso

Errore rimediato, niente carcere

Errore rimediato, niente carcere

A un imputato per una svista cancellata la sospensione della pena

29 luglio 2013
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SASSARI. Non andrà in carcere, dove rischiava di finire per un errore materiale nella sentenza, un automobilista di 48 anni condannato a sette mesi e 1800 euro di ammenda per guida in stato di ebbrezza. L’ errore che si era verificato nella trascrizione del corretto dispositivo emesso dal giudice, infatti, aveva “cancellato” la sospensione della pena accordata.

Un salto di riga che poteva avere conseguenze pesanti per l’automobilista già prossimo destinatario di un’ordine di carcerazione e al quale ha rimediato, in tempi strettissimi, lo stesso giudice monocratico titolare della causa . Accogliendo l’istanza presentata dal legale dell’imputato, l’avvocato Tonino Secci, e sull’accoglimento della quale aveva espresso parere favorevole anche il pubblico ministero, il magistrato Claudia Satta ha corretto la svista. E ora A. U., originario di Sennori, può tirare un sospiro di sollievo:non c’è più il pericolo che debba scontare in carcere la condanna.

Nel nuovo dispositivo pronunciato in pubblica udienza il giudice conferma che «in sede di redazione della motivazione e di riproduzione meccanografica del dispositivo per mero errore materiale è stata omessa la frase “pena sospesa”»

La vicenda di cui è stato protagonista A. U. risale a sei anni fa mentre è del 14 ottobre del 2011 la condanna per guida in stato di ebbrezza. L’uomo era stato condannato in contumacia e forse perchè aveva poca dimestichezza con la pratiche giudiziarie, forse perché non si era interessato ai successivi passaggi, non aveva fatto caso al fatto che nella notifica dell’atto di condanna in contumacia la sospensione della pena era sparita. Quando ha capito che per lui si sarebbero aperte le porte del carcere, allora si è rivolto al suo avvocato che ha presentato ricorso, tecnicamente un “incidente di esecuzione” per chiedere al giudice di accertare l’incongruenza tra il dispositivo del 14 ottobre 2011 (così come scritto e letto in udienza) e la sentenza numero 1515/11.

E il giudice, vista l’urgenza, ha fissato l’udienza e valutati gli atti ha confermato che l’automobilista non doveva andare in cella. Quindi ha trasmesso gli atti all’ufficio esecuzione perchè blocchi l’ordinanza di carcerazione. Un lieto fine per una giustizia spesso accusata di essere lumaca.

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