La Nuova Sardegna

Sassari

«Unico frate tra i preti a pranzo con il Papa»

di Vannalisa Manca
«Unico frate tra i preti a pranzo con il Papa»

Il pontefice sorride e dice: «E tu, sei un rospo uscito dal recinto?» L’inattesa battuta a padre Stefano Cogoni invitato a tavola in Seminario

24 settembre 2013
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SASSARI. «Rospo, mi ha chiamato rospo il Papa! Una battuta inattesa che mi ha sorpreso, tanto che mi ero preparato per dirgli “preghi per me” e invece sono scoppiato a ridere e l’ho abbracciato stretto stretto...»: padre Stefano Cogoni, dell’Ordine dei frati minori, ha 35 anni, è nato a Quartu Sant’Elena, ha studiato a Cagliari e da due anni è guardiano del convento di San Pietro in Silki, custode del santuario della Madonnina delle Grazie, patrona speciale dei sassaresi.

In questi mesi, l’arcivescovo padre Paolo Atzei lo aveva incaricato dell’organizzazione logistica per la gestione dei pass - gli ingressi ai settori di fronte alla Basilica di Bonaria -, da consegnare ai diocesani per partecipare alla visita del Pontefice. Ha predisposto circa diecimila pass. E domenica ha vissuto una delle giornate che ricorderà nella vita: ha pranzato con Papa Francesco nel seminario regionale di Cagliari. Un’esperienza segnata da una serie di eventi casuali. «Il vescovo padre Paolo mi ha fatto davvero un bel regalo. Venerdì sera mi ha inviato un messaggio: “Tu sarai a pranzo col Papa”. Immaginabile la mia emozione». Così, domenica al termine della santa messa nella basilica di Bonaria, padre Stefano sale sul pullman militare che conduce i commensali al seminario.

E qui, si presenta un disguido: «Io non avevo l’accredito speciale. Senza quello non potevo entrare nella sala mensa. Mordevo già la delusione, quando un sacerdote vede per terra sull’autobus un biglietto bianco, senza nome. Incredibile. Insomma, lo consegna a me, ed entro imbarazzato ed emozionato nel refettorio. Ero una mosca bianca - racconta tra i sorrisi padre Stefano -: erano tutti preti, in abito talare nero e io l’unico sacerdote col saio francescano».

Il frate si mette in un angolo nell’attesa dell’arrivo del Santo Padre. Anzi, la gendarmeria vaticana dispone un po’ i posti allargando le fila per l’ingresso del pontefice. Ma anche qui, Bergoglio rompe i protocolli. Non fa ingresso da una porta ma da un’altra e il frate se lo ritrova praticamente di fronte all’improvviso. Papa Francesco passa scortato dai vescovi, benedice prima la nuova campana del seminario, poi stringe le mani ai sacerdoti che lo aspettano. Ma ecco che vicino a tanti abiti neri, il Pontefice scorge il saio marrone. Inquadra da capo a piedi il frate del convento di Sassari, un momento di silenzio, poi: «E tu sei un rospo uscito dal recinto?». Il volto del frate si arrossa per l’emozione: «Avrei voluto dirgli che stavo celebrando in un modo insolito i miei sei anni di ordinazione sacerdotale, che cadono il 20 di settembre e il 22 avevo celebrato la mia prima messa. Una serie di fortunate coincidenze, mi avevano portato lì. Volevo chiedergli di pregare per me, ma preso dall’emozione non sono riuscito a dire nulla. Sono scoppiato a ridere e gli altri con me. Rideva anche il Papa. Di gusto rideva. L’ho abbracciato forte. È un uomo sensibile che ti sorprende ogni momento».

Poi, invitati a tavola per un pasto veloce, tutto in tre quarti d’ora: fregola con le arselle, culurgiones ogliastrini con la menta di Lanusei. C’è anche porcetto, ma per il Papa la serata è ancora piena di impegni, così apprezza solo con lo sguardo, ma niente porcetto sul piatto. E poi il canto sardo di Maria Giovanna Cherchi, che incanta la tavolata. Inutile dire - racconta contento il frate - che la battuta del rospo ha fatto eco tra tutti i partecipanti del gruppo di San Pietro. Essere indicati come rospi dal Papa, sicuramente non capita a tutti i frati.

Ma fuori dalle battute è la spiritualità a prevalere: «Il messaggio che più mi ha colpito da frate e sacerdote - dice padre Stefano - è la semplicità nell'annunciare il Vangelo; la straordinaria sensibilità verso tutte le persone e la tenacia nel voler testimoniare la vicinanza di Gesù soprattutto nelle difficoltà della vita. Tutti avevamo bisogno di sentirci incoraggiati ad andare avanti abbandonando la paura di essere soli nell'esperienza della vita».

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