La Nuova Sardegna

Sassari

I muratori più bravi sono due sennoresi

di Luigi Soriga
I muratori più bravi sono due sennoresi

In 5 ore realizzano una fontana, vincono la selezione regionale di Ediltrophy e ora andranno alle finali nazionali a Bologna

06 ottobre 2013
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SASSARI. Il capo mastro, un buon muratore lo pesa in mezzo minuto. Gli fa il check-up prima ancora che prenda la cazzuola in mano, anche solo da come si muove nel cantiere. Un’occhiata e sa se dovrà marcarlo stretto oppure se il ragazzo non combinerà guai.

Il muratore è un mestiere che si impara negli anni, dove la praticaccia conta molto di più della teoria. E dove si diventa bravi a furia di guardare chi ha più esperienza di te, e a suon di tirate d’orecchi del capo mastro.

Dicono che ci vogliano almeno dieci anni per fare di un apprendista un buon muratore. E a giudicare dalla competizione che si è svolta ieri, quella è una sacrosanta verità.

All’interno del cortile della Cassa Edile, nella strada 34 di Predda Niedda, cinque squadre di muratori si sfidano. E’ “L’Ediltrophy” ovvero la selezione regionale di arte muraria che porterà i migliori artigiani alle finali nazionali di Bologna. La prova si svolge in parecchie città del Continente, e a Sassari a organizzare l’evento ci ha pensato l’Esep (Ente Scuola Edile Province del Nord Sardegna).

In cinque ore i concorrenti devono costruire una fontana con mattoni faccia a vista. Ci sono alcuni allievi della scuola, come Alessandro Solinas e Salvatore Desini, o Daniele Delli e Marco Gaviano che hanno sulle spalle poco più di un anno di corso e che al cemento danno ancora del voi. E poi ci sono quelli che invece possono tranquillamente dargli del tu, come Basilio Marras e Gavino Pinna, visto che hanno superato i cinquanta e in cantiere ci sono entrati quando ne avevano tredici. La differenza tra le due generazioni salta subito all’occhio.

Si vede innanzitutto dalla posa dei mattoni. La fontana ha una forma molto irregolare, e le indicazioni del progetto sono minuziose. Saranno le sbavature, i millimetri, la pulizia a fare la differenza. Ma anche il tempo, e la clessidra sembra essere particolarmente avara per consentire un lavoro di cesello.

Il muratore esperto sin dall’inizio utilizza un sofisticato strumento che ha affinato negli anni: “l’occhiometro”. Guarda le misure di riferimento, il numero di mattoni da utilizzare, ma poi è una geometria istintiva a guidare la sua mano. Le prime due file di mattoni prendono forma velocemente, e sembra banale, ma chi ben comincia è davvero a metà dell’opera. In tutti i mestieri funziona così: anche tra i giornalisti. La sindrome del foglio bianco, l’indecisione nel cominciare un articolo, è un segnale inequivocabile di inesperienza.

Così nella prima mezzora di gara i due operai navigati hanno preso già il largo. Ed è un testa a testa con gli altri colleghi più consumati, Angelo Frassu e Costantino Tilocca, che hanno già tirato su la base della fontanella. I più giovani devono ricorrere continuamente alla livella, al metro, i più grandi si fidano dell’occhiometro tarato dall’anagrafe, e risentono molto meno dell’ansia da misurazione.

Tutto questo, sul lato pratico, ha un enorme vantaggio: i mattoncini rossi si comportano come delle spugne, e assorbono velocemente l’acqua contenuta nella malta. Se non sei svelto nell’imbottire il sandwich di mattoni e collante, le rifiniture saranno un disastro. Allo scadere delle cinque ore due fontane sono pronte a sgorgare, una terza avrebbe bisogno di una revisione e le ultime due è meglio che restino all’asciutto, perché gli interstizi sono degni di un colabrodo. Era un copione già scritto: la mano esperta, in vista del traguardo, ha avuto il tempo di rifinire e ricamare.

Quella più titubante si è dovuta fermare alla bozza, alla struttura grezza. Quindi la giuria, formata da architetti, ha vivisezionato i manufatti. Il testa a testa è una sorta di derby Sennori-Sorso: le coppie Pinna-Marras e Tilocca-Frassu.

Ma mentre i tecnici vanno di livella e metro, per misurare la verticalità delle pareti e gli spessori uguali tra i mattoni, “l’occhiometro” di Basilio Marras ha già emesso il verdetto: «Vinciamo noi – dice – quella colonna non è a piombo. Non lo vedi che è tutta storta: ne cava gli occhi al cieco».

Mezz’ora più tardi lui e Gavino Pinna stringono il trofeo del miglior muratore della Sardegna.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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