La Nuova Sardegna

Sassari

Passata al setaccio la casa del delitto Loi

di Nadia Cossu
Passata al setaccio la casa del delitto Loi

Oggi gli avvocati che difendono Marina Gavina Orrù (accusata di aver ucciso il marito) sceglieranno il rito processuale

05 novembre 2013
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SASSARI. Alle 15.30 la porta di legno della casa di via Caniga si è spalancata per la prima volta dopo il 17 luglio. Quel giorno, nella cucina al piano terra dell’abitazione, c’è stato l’omicidio di Mario Loi, il presidente della cooperativa Soccorso Sant’Anna ucciso da una coltellata. In carcere, accusata di omicidio volontario, c’è sua moglie Marina Gavina Orrù.

Tutto è rimasto come allora: il pavimento sconnesso (la donna nel suo racconto agli inquirenti aveva sostenuto che il marito fosse inciampato per via di una mattonella fuori posto), il divano giallo, la chiazza di sangue nel punto in cui Loi è caduto e dove è rimasto agonizzante fino all’arrivo dei soccorsi. Nulla è stato toccato. Anche perché quella parte della casa era stata sigillata e mai più riaperta dalla scorsa estate.

I figli della coppia hanno trovato una sistemazione altrove, Marina Gavina Orrù, invece, è in carcere dal giorno dopo il delitto. Secondo la Procura sarebbe stata lei, accecata dalla gelosia, ad ammazzare il marito. Sulla circostanza che avrebbe favorito il presunto scatto d’ira (che si sarebbe poi trasformato in omicidio) gli investigatori hanno pochi dubbi: all’uomo, appena rincasato, era arrivato al cellulare un messaggio, il telefonino era caduto a terra e la Orrù si era inchinata per prenderlo e leggere il testo, aveva in mano un coltello perché si stava dirigendo verso il frigorifero per tagliare una fetta d’anguria. A quel punto tra i due ci sarebbe stata una colluttazione – secondo l’accusa la vittima voleva impedire alla moglie di guardare il telefono – e la donna lo avrebbe accoltellato. A supporto di questa tesi ci sarebbe la perizia del consulente nominato dal pm Carlo Scalas, secondo cui la lama avrebbe penetrato il torace di Mario Loi per dieci centimetri, difficilmente compatibile – sostengono – con un fatto accidentale.

Di tutt’altro avviso gli avvocati difensori di Marina Gavina Orrù – Agostinangelo Marras e Letizia Doppiu Anfossi – convinti si sia trattato di un incidente. «La Orrù amava il marito – hanno sempre detto – non lo avrebbe mai potuto uccidere. Lui si è accovacciato su di lei che si era piegata in avanti per raccogliere il cellulare, teneva il coltello in mano e lo ha colpito involontariamente. Per ricostruire al meglio la dinamica, ieri pomeriggio, i legali – accompagnati da consulente tecnico e polizia scientifica – sono entrati in quella casa. «Avevamo necessità – hanno spiegato – di vedere con i nostri occhi quella stanza». Anche perché entro oggi dovranno decidere le strategie difensive e, soprattutto, il rito da seguire: processo ordinario o rito abbreviato. La seconda ipotesi sembra al momento la più plausibile.

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