La Nuova Sardegna

Sassari

A Pozzomaggiore la paura dura da 10 anni

A Pozzomaggiore la paura dura da 10 anni

Decine di sos per la messa in sicurezza della 292/d: «Quando piove è come un argine insicuro»

23 novembre 2013
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POZZOMAGGIORE. Lettere su lettere, innumerevoli telefonate e fax senza risposte, dei cittadini e del sindaco, sono il segno evidente dell’eccezionale inadeguatezza di quanto si fa per limitare i danni delle calamità naturali. È quanto avviene da oltre dieci anni a Pozzomaggiore, tremila anime, centro che convive con una situazione a perenne rischio di alluvione causato, nel periodo delle piogge, dalla grande massa d’acqua, proveniente da Monte Oe e San Pietro che si riversa sulla statale 292/d. La parte più bassa del paese ha conosciuto un periodo di grande sviluppo e l’agglomerato si è spinto verso la collina di San Pietro da cui la separa proprio la strada statale, che funge da circonvallazione, verso la vicina Padria.

A confine dell’arteria è stato costruito il mattatoio e, nella parte bassa, le scuole e un gran numero di abitazioni, sulle quali si riversa la copiosa acqua piovana che la collina e una decina di caditoie collocate sulla statale non riescono più a trattenere. In certi punti la strada si trasforma in una piccola diga d’accumulo e, in caso di forti precipitazioni, una gran massa d’acqua e detriti attraversa il manto d’asfalto per finire all’interno di uno pseudocanale con fondo in terra battuta. Il quale, vista la rigogliosa vegetazione che vi cresce, è assolutamente inadeguato e insufficiente. E che, anche per la mancanza di pulizia di canali e tombini, tracima verso le abitazioni causando notevoli danni, oltre a un evidente pericolo per gli abitanti. «È una situazione insostenibile che abbiamo denunciato da diverso tempo - racconta un abitante intento a manovrare la motopompa per svuotare un pozzetto di raccolta nel proprio cortile -. Finora nessuno è intervenuto e l’Anas pare nicchiare sulla richiesta del Comune per la pulizia delle cunette».

In questa situazione si trovano numerose famiglie e alcuni opifici esistenti a confine con la strada e nella parte più bassa del paese. Ovvie le proteste degli abitanti, ma anche del sindaco, che non ha i mezzi per affrontare e risolvere adeguatamente un problema che rischia di trasformare la zona in un pericoloso bacino di alluvionati. «Ho rappresentato più volte ai vertici dell’Anas, alla protezione civile, ai diversi assessorati regionali e alla Prefettura la pericolosità del sito e la necessità di convogliare le acque con la costruzione di cunette e pozzetti adeguati- dice il sindaco Tonino Pischedda - , ma finora ogni mio tentativo è stato vano e molte richieste non hanno ricevuto neppure risposta». L’amministrazione comunale, con i suoi scarsi mezzi, è intervenuta più volte, ma non basta per non dover piangere dopo per quanto si poteva e si doveva evitare prima. «Speriamo almeno che non manchi l’energia elettrica per le motopompe - chiosa un passante - se no saremo costretti a portarvi via in barca».

Emidio Muroni

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