La Nuova Sardegna

Sassari

Peperoni e cavoli sotto i tetti fotovoltaici

di Emidio Muroni
Peperoni e cavoli sotto i tetti fotovoltaici

Giave, sos degli ambientalisti contro l’azienda multinazionale ma il sindaco Deiana dice: «È un’attività in grande rilancio»

30 marzo 2014
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GIAVE. Il grido d’allarme lanciato dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico che, il 23 marzo, ha chiesto al Corpo forestale e di vigilanza ambientale lo svolgimento degli opportuni controlli di legge sulla correttezza dell’attività svolta nelle serre fotovoltaiche a Campu Giavesu dal complesso “Enervitabio San Cosimo Soc. Agr. s.r.l.”, su finanziamento della taiwanese Win Win Precision Technology”, ha puntato i fari sulla realtà di un’attività che, «diversamente da quanto affermato dall’associazione, sta attuando un progetto di rilancio operativo ed economico dell’agricoltura che risponde alle richieste e autorizzazioni di legge, poste come condizione per la realizzazione delle serre fotovoltaiche». Ne è convinto il sindaco Giuseppe Deiana che ha seguito con grande cura e attenzione l’iter procedurale, antecedente e successivo, per la realizzazione delle serre fotovoltaiche, che interessa 35 ettari di terreno, ormai incolto ed abbandonato alla pastorizia. Con i pannelli solari montati su 119 serre, per oltre mille metri quadri di superficie ed insistenti su 24 ettari di suolo, l’impianto e’ in grado di produrre 16 megawatt di energia che fanno della struttura della “Enervitabio San Cosimo Soc. Agr. srl” una delle aziende agricole e di produzione di energia fotovoltaica tra le più grandi al mondo. «Attualmente, e con ottimi risultati – osserva il sindaco Deiana – sono in coltivazione 19 ettari di terreno, tra serre e non, dove sono impiegate15 persone che, nei periodi di raccolta, raddoppiano».

«In questo periodo la piantumazione riguarda i cavoli, la lattuga iceberg, il radicchio, l’indivia – spiega un’operaia intenta alla messa a dimora delle piantine –, ad aprile pianteremo le melanzane, i peperoni e le zucchine». In effetti è evidente il lavoro di preparazione e coltivazione degli ortaggi e la situazione di degrado denunciata non sembrerebbe così evidente. «La realizzazione delle serre – ha detto il sindaco Deiana –, inizialmente ha cozzato contro la nostra diffidenza e la paura che si favorisse il gioco delle multinazionali per ottenere i consistenti incentivi previsti per favorire e sostenere l’agricoltura. Ci siamo dovuti ricredere perché constatiamo ogni giorno, anche con il dialogo con gli operai, che nelle serre di Campu Giavesu viene attuato in modo puntuale il dettato della legge. Fra l’altro è da ricordare che per ora, da terreni ormai abbandonati e privi di reddito – ha continuato il sindaco –, trovano sostegno operativo ed economico, una ventina di operai fissi, e altrettanti stagionali e tale fatto ha risollevato anche l’economia di tante famiglie che prima avevano chiari problemi finanziari».

È irrinunciabile e meritorio il ruolo svolto dalle associazioni ambientaliste, che premono per evitare che l’isola diventi oggetto principale di una speculazione selvaggia che, in altre realtà e come purtroppo si sta già cercando di fare con le nuove proposte d’impianti a specchio parabolico, negano all’agricoltura l’opportunità di creare nuovi posti di lavoro, sfruttano il suolo e i suoi elementi solo in funzione della propria attività e distruggono anche la futura forza produttiva dei terreni interessati. Ben diversa però sembra la situazione dell’azienda di Campu Giavesu sotto le cui serre, a poco più di un anno dall’inizio della gestione, si coltivano con grande cura gli asparagi, i peperoni, la lattuga romana, la rucola, l’insalata iceberg, il radicchio rosso e i cavolfiori, prodotti biologici e gustosissimi. Una produzione che, infatti, ha già trovato l’interesse del mercato regionale e che potrà estendersi anche su quello internazionale.

Una riposta positiva e una sfida di crescita e rinnovamento che, dopo il crollo dell’edilizia, può spingere la gente a reinventarsi in un ambito nuovo, secondo tecniche nuove, ma che comunque riportano con la memoria al lavoro degli avi che dalla campagna traevano il frutto per dare vitalità e forza al futuro delle loro famiglie.

Emidio Muroni

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