La Nuova Sardegna

Sassari

Omaggio al sassarese che morì per la libertà

di Luca Fiori
Omaggio al sassarese che morì per la libertà

Commemorato a Verona il maresciallo Gavino Gavini, torturato e ucciso nel campo di Mauthausen

14 maggio 2014
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SASSARI. Durante la seconda guerra mondiale consegnava armi ed esplosivi ai partigiani che lottavano per la libertà, lui che di lavoro faceva il maresciallo maggiore di artiglieria di forte Castelletto e poi di forte Chievo a Verona. Quando venne scoperto, Gavino Gavini, nato a Sassari nel 1904, venne arrestato dalla Sipo (Sicherheitpolizei) di Verona. Dopo essere stato selvaggiamente torturato, venne spedito al campo di Bolzano e da lì, con il “trasporto 111”, il 19 dicembre del 1944 fu trasferito al campo di concentramento di Mauthausen/comando Gusen dove venne registrato con il numero di matricola 113987. Gavino Gavini morì lì, tra atroci sofferenze, l’11 aprile del 1945. Con lui erano partiti da Verona in 336 con il “trasporto 111”, ritornarono 15 superstiti. I giorni scorsi l’associazione dei sardi a Verona in collaborazione con l'associazione dei consiglieri emeriti del comune veneto, ha organizzato la commemorazione del maresciallo d’artiglieria Gavino Gavini, figura poco nota ma che diede un importante contributo per restituire agli italiani la libertà. Alla cerimonia erano presenti la figlia Maria Rita e il nipote, l'architetto Gigi Gavini. La cerimonia di commemorazione si è svolta al forte Chievo, nella sede del circolo dei sardi che era stato anche il suo alloggio come comandante del forte. Lì è stata scoperta, alla presenza dei gonfaloni di diversi corpi dell’esercito, una targa in ricordo. La giornata si è conclusa con una visita all’altra lapide in ricordo di Gavini affissa all’ingresso dell'ex Arsenale militare di Verona.

Gavino Gavini (maresciallo maggiore di artiglieria), si arruolò volontario a 19 anni per partecipare alla guerra di Libia dove venne insignito della croce d'argento, trasferito successivamente in vari comandi del continente venne infine mandato a Verona dove venne nominato consegnatario del deposito di munizioni ed esplosivi di forte Castelletto e poi di forte Chievo e comandante del forte Croce Bianca. Qui, come riportato nel libro di Maurizio Zangarini "Storia della resistenza veronese”, il 16 settembre 1944 consegnò mille bombe a mano ai partigiani. Durante i giorni a Bolzano un sopravvissuto, nel libro "Compagni di viaggio", racconta: «Dovevamo preparare dei trasporti di biciclette e pianoforti per la Germania. Ricordo con molta commozione e simpatia il caro compagno Gavino Gavini che, assieme a me e ad altri sventurati, aveva manomesso le biciclette e scordato, danneggiandoli, tutti i pianoforti, pronti per il carico. Ridevamo, forti della nostra giovinezza, delle nostre bravate, sicuri che ogni danno arrecato al nemico era qualcosa di vantaggioso per la nostra Patria».

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