La Nuova Sardegna

Sassari

Tagli alla scuola: Bonorva si ribella

di Emidio Muroni
Tagli alla scuola: Bonorva si ribella

Dopo la notizia che non sarà attivata la prima classe dell’Agrario il sindaco ha predisposto un documento per la Regione

3 MINUTI DI LETTURA





BONORVA. La decisione dell’Ufficio scolastico provinciale di non autorizzare il funzionamento della prima classe nel locale Istituto professionale Servizi per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale (Ipsasr) ha generato negli addetti ai lavori e negli amministratori locali una forte ribellione. La giunta comunale, presieduta da Giammario Senes, si è riunita d’urgenza e ha predisposto un documento da inviare dalla giunta al direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, al dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Sassari, agli assessori provinciale e regionale per la Pubblica istruzione, con il quale ha espresso una «forte critica alla scarsa attenzione dedicata al problema dell’istruzione, inteso nella sua complessità sociale e alla necessità di garantire alle piccole realtà locali pari opportunità con i centri più grandi, anche per contenere rischi di ulteriore spopolamento e perdita di identità delle comunità. Bonorva, a causa delle fredde regole dei numeri, negli anni scorsi ha, infatti, già subito gravi tagli e ha visto la propria realtà scolastica progressivamente depauperata. La preoccupazione manifestata dalle componenti scolastiche dell’istituto di istruzione superiore del Meilogu è pienamente giustificata e giustificabile e l’iniziativa dell’ufficio scolastico provinciale, hanno osservato gli amministratori, è «in piena antitesi con le politiche di contrasto alla dispersione scolastica e allo spopolamento rurale messe in atto dalla Ue nonché dalle amministrazioni statale e regionale. La soppressione della classe non avviene in relazione al mancato raggiungimento degli standard qualitativi bensì esclusivamente secondo la logica dei numeri, contro cui sono nati e si sono mantenuti nel tempo gli istituti del territorio». Purtroppo la riforma scolastica in Sardegna, a causa della bassa concentrazione demografica, pian piano sta decretando il tragico e discriminante ritorno a una scuola di cinquanta anni fa, preclusa a gran parte del popolo sardo. Tutto ciò nonostante «la Costituzione sancisca il diritto di tutti all’istruzione, a prescindere da dove si è nati, e la chiusura della scuola spesso equivalga alla chiusura del Comune stesso, poiché nelle piccole realtà rappresenta uno degli ultimi, se non l’unico, presidio culturale». In particolare la chiusura dell’Ipasr equivarrebbe alla negazione del diritto allo studio per i ragazzi «determinerebbe l’annientamento dell’offerta formativa professionale agricola, particolarmente importante in un territorio in cui i settori trainanti dell’economia sono quello agro-zootecnico e agro-industriale e causerebbe l’abbandono scolastico da parte degli allievi». «La chiusura della classe, è ricordato, determinerebbe inoltre un’ulteriore colpo per l’economia locale in termini di progettualità ed occupazione, con fuga e abbandono del territorio alla ricerca di un improbabile posto di lavoro o sede di studio. In una zona come il Meilogu, ha osservato la giunta comunale, che oltretutto ricade nel Gal Logudoro-Goceano e quindi è interessato dalle azioni previste dal Psr (Piano di Sviluppo Rurale) che ha come obiettivo primario la permanenza delle popolazioni nell’ambiente rurale ed è caratterizzato dalla forte presenza di emergenze naturalistiche e archeologiche che prefigurano uno sviluppo turistico di tipo culturale e agro-ambientale». Il documento conclude chiedendo la «messa in atto di tutte le azioni e l’ utilizzo di tutti gli strumenti necessari per sensibilizzare sul tema la collettività e a far valere, nella formazione delle classi, i criteri legati alle peculiarità geografiche, economiche e sociali della Sardegna, e del Meilogu in particolare, attraverso un’azione efficace con lo Stato, la Regione e il ministero della Pubblica istruzione, che contrasti il provvedimento di tagli e rilanci una nuova organizzazione della scuola in Sardegna, anche con forme di concertazione unitaria tra Comuni, Province, Regione e Stato, così da dare nuovo stimolo a un sistema educativo più integrato nel territorio».

Primo piano
Il processo

Caso Barabino, chiesta una nuova condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione

Le nostre iniziative