La Nuova Sardegna

Sassari

Stroncato da un infarto muore a 36 anni il fotografo Fabrizio Moro

Stroncato da un infarto muore a 36 anni il fotografo Fabrizio Moro

Sassari, si è accasciato durante un allenamento di capoeira. Un fratello era morto in circostanze simili

01 luglio 2014
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SASSARI. Un infarto fulminante che non gli ha lasciato scampo. I medici del 118 hanno cercato di rianimarlo per quasi un’ora, hanno fatto il possibile per far ripartire il battito di quel cuore giovane – come può esserlo quello di un uomo di 36 anni – che mai in passato aveva dato segni di sofferenza. Ed era soprattutto un cuore grande quello di Fabrizio Moro, 36 anni, un passato da fotografo del quotidiano l’Unione Sarda, due lauree in Scienze della comunicazione e Architettura, impegnato da tempo nell’associazione TaMaLakà (acronimo di Tutta mia la città) che si occupa tra le altre cose di promuovere spazi urbani a misura di disabili, anziani, bambini.

Ieri sera Fabrizio si stava dedicando a una delle sue passioni: la capoeira, una sorta di lotta marziale brasiliana. Aveva appena cominciato l’allenamento insieme a un gruppo di amici con i quali condivideva questo hobby nella sede della Ex-Q. Come sempre con il sorriso, con la spensieratezza che ritrovava ancor più proprio quando si dilettava in questa disciplina sportiva.

All’improvviso ha avvertito un forte dolore e si è accasciato. I suoi compagni hanno subito capito che gli era successo qualcosa di grave e hanno chiamato i soccorsi. Tra corso Angioy e via Coppino, di fronte ai giardini pubblici, in pochi attimi sono arrivate due ambulanze del 118. Fabrizio Moro era in arresto cardiaco, il personale medico ha praticato per circa 50 minuti tutte le manovre di rianimazione, non hanno lasciato nulla di intentato. Ma per il 36enne sassarese non c’è stato niente da fare. Fabrizio se n’è andato proprio come aveva fatto il fratello qualche anno fa, morto anche lui per un infarto che lo aveva colpito durante una partita di calcetto.

Fabrizio Moro era un grande lavoratore, un appassionato della sua macchina fotografica, un uomo che dedicava tutto se stesso al sociale, soprattutto ai piccoli della scuola primaria di San Donato coinvolti nel progetto “Fronte liberazione pizzinni e pizzoni”, un processo partecipato di trasformazione urbana che, a partire dall’anno scolastico 2011-2012, ha visto i bambini impegnati in azioni di riconquista degli spazi pubblici negati.

Ambientalista convinto, era anche un appassionato di cinema e di musica: solo una settimana fa, il 23 giugno, era andato a Trieste per assistere al concerto di Pearl Jam: il suo ultimo sogno realizzato. (na.co.)

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