La Nuova Sardegna

Sassari

Orsola Serra, si apre l’appello

Nell’udienza il giudice ha ripercorso la cronistoria dell’omicidio dell’insegnante

12 luglio 2014
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SASSARI. Si è aperto ieri il processo d’appello per la morte di Orsola Serra, l'insegnante di Alghero uccisa nel proprio appartamento il 23 ottobre 2011. Sandro Calvia, l’amante della donna condannato in primo grado a 24 anni di reclusione con l'accusa di essere il suo assassino, si è sempre dichiarato innocente.

Il giudice Luisa Diez in quasi due ore ha ripercorso nella sua dettagliata relazione tutte le tappe della vicenda processuale, dalle indagini sino alle motivazioni della sentenza. Si entrerà nel vivo solo a settembre, quando comincerà la discussione vera e propria. Gli avvocati della difesa Nicola Satta e Danilo Mattana cercheranno di ribaltare la sentenza. Il loro assistito, l’algherese Sandro Calvia, 44 anni, attualmente detenuto nel carcere di Bancali, anche la settimana scorsa, proprio alla vigilia dell’apertura del processo d’appello, ha ribadito a gran voce la propria innocenza. E lo ha fatto attraverso una lettera, sei pagine scritte di suo pugno e affidate alle sorelle Francesca e Giovanna. A loro il compito sostenere le sue ragioni e di consegnare quella missiva al procuratore generale affinchè «si riscriva la verità e si restituisca la libertà a un innocente che sta pagando col carcere un crimine che non ha commesso».

Secondo l'imputato, infatti, nell'appartamento di Orsola Serra al momento della scoperta del cadavere ci sarebbero state almeno sei persone, e tra queste alcuni parenti della vittima che ripulivano il pavimento quando ancora il suo corpo era adagiato sul letto. E anche gli avvocati difensori batteranno molto su alcuni lati oscuri della vicenda che il processo ordinario, secondo il loro punto di vista, ancora non avrebbe chiarito. Innanzitutto la corda-arma del delitto, andata distrutta dai ris dopo aver estrapolato il Dna (l’unica prova inconfutabile che incastrerebbe Calvia). In secondo luogo l’impossibilità di risalire all’ora esatta della morte. Poi un valido movente del delitto, che secondo i difensori risulta «inesistente». E infine la pista economica poco battuta, i familiari hanno denunciato la scomparsa dall’abitazione di 90 mila euro. E ancora la figura di un altro ex rimasta sullo sfondo del processo. Invece

Secondo i giudici che il 12 marzo del 2013 hanno inflitto i 24 anni di reclusione, Alessandro Calvia, domenica 23 ottobre 2011 entrò nell'appartamento della sua amante, e la strangolò con un cordino, forse dopo un approccio intimo. Ma non ci fu premeditazione, e infatti la richiesta dell’ergastolo formulato dal pm non è stata accolta. (lu.so.)

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