La Nuova Sardegna

Sassari

Bando per oculistica Carta: «Non ho favorito mio figlio»

SASSARI. I contorni della vicenda sono quelli dei concorsi all’italiana: si parla di una cattedra di Oculistica che sarebbe passata in eredità dal padre al figlio. Almeno di questo è convinto il...

17 luglio 2014
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SASSARI. I contorni della vicenda sono quelli dei concorsi all’italiana: si parla di una cattedra di Oculistica che sarebbe passata in eredità dal padre al figlio. Almeno di questo è convinto il pubblico ministero Carlo Scalas, che infatti definisce il bando «ritagliato appositamente sull’esperienza professionale del figlio». Sul banco degli imputati è finito così Francesco Carta, docente in pensione ed ex titolare di Oculistica alla Aou, accusato di tentato abuso d’ufficio per aver provato a favorire il figlio Arturo (ricercatore, 43 anni, estraneo al processo). I fatti risalgono al 2008 e a Francesco Carta viene contestato l’aver indicato personalmente al preside della Facoltà Giulio Rosati dei particolari requisiti e conoscenze per il proprio successore, al momento di selezionare la tipologia di impegno didattico. «Disordini ereditari nitocondriali». Una voce tra tante all’interno del pacchetto, che però incideva sul punteggio. Arturo Carta, ricercatore che aveva già vinto un concorso a Parma, era tra i pochi in Italia ad aver studiato quella particolare malattia degli occhi, che in Sardegna aveva un’incidenza molto esigua. Secondo il pm si trattava di un assist. Il collegio giudicante presieduto da Marina Capitta ha però ascoltato la deposizione di Rosati e dell’imputato, che hanno invece fornito un quadro del tutto diverso. «E’ assolutamente vero che ad indicare la tipologia di impegno didattico e scientifico sia stato il professor Carta – ha confermato il preside – anche perché era l’unico ad avere la titolarità per farlo. E quelle tematiche erano del tutto coerenti con la continuità didattica e clinica del reparto di Oculistica. Si trattava di uno studio seguito anche da altri reparti». Anche Francesco Carta, difeso dagli avvocati Paolo Spano e Giuseppe Conti, ha ribadito la correttezza della sua condotta. «Era un bando ampio, predisposto nell’unico interesse dell’Università. Quanto alla specificità dei requisiti, si tratta di tematiche sulle quali esistono decine di esperti in tutta Italia, e non solo oculisti ma anche neurologi. Mio figlio aveva la sua vita a Parma e non gli è mai interessato trasferirsi a Sassari. Ha partecipato al bando solo perché vale dei crediti che poi possono essere spesi altrove. Adesso ha vinto il concorso a Parma e infatti continua a lavorare in quella città». (lu.so.)

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