La Nuova Sardegna

Sassari

Il centenario della guerra e i racconti seduti sul “Rundò”

Il centenario della guerra e i racconti seduti sul “Rundò”

06 agosto 2014
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Maledetto centenario dell'esplosione di dichiarazioni di guerra nell'infuocato luglio 1914. Centenario curioso, perché di quella guerra non s'è mai persa la memoria: non soltanto di tempo in tempo, ma neppure di giorno in giorno.

Tore Sanna ricorda un luogo mitico delle memorie di guerra del popolo sassarese, in particolare di quelli che a fare la guerra c'erano andati giovani e sprovveduti ed erano tornati sempre più convinti non solo della inutilità e della crudeltà delle guerre, ma anche della loro totale incomprensibilità. Questo luogo mitico si chiamava "Lu Rindò", ed era un pezzo di muro basso all'inizio del ponte di Rosello dove i reduci sedevano a raccontarsi le avventure che avevano vissuto e alcune che magari la memoria aveva rielaborato sino ai limiti dell'invenzione. Erano storie che cominciavano: "Fùsimi ill'annu di la gherra" e continuavano con i "pezzi" più radicate nella memoria.

C'è un episodio di cui si conoscono diverse versioni, qualcuna delle quali non nasce dal ricordo di un fatto reale ma una di quelle porzioni di storia popolare che diventa memoria condivisa. È quella che ha per protagonista Alfredo Graziani, tempiese, che passò alla Brigata "Sassari" solo a patto di poter conservare la sua elegante divisa in gabardine di cavalleggero.

L'episodio lo racconta Lussu: scesi a riposo a un paesello, di fronte alla spossante retorica del sindaco che aveva concluso il suo discorso con un grande "Viva il re", Graziani (che Lussu chiama Grisoni, perché nel libro i nomi sono tutti "travisati") dal fondo della sala grida "Viva il re di coppe!". Ebbe gli arresti ma passò alla storia.

Nella versione di Lu Rindò il grido del soldato gran marigliatore è: "Si puru chi sia di picche, si è triunfu!..."Questa sostanziale ribellione alle formalità rigorose dell'esercito (si moriva a termini di regolamento militare) passa in un altro dei racconti del Rindò, ma si trova già in un numero della "Voce", giornale degli ex-combattenti sardi, in un articolo, scritto rigorosamente in sardo, intitolato (traduco) "La volta che abbiamo visto il duca": che è il Duca d'Aosta, che sfila a cavallo in senso contrario rispetto ai soldati della Brigata che tornano dalla trincea. Gli ufficiali comandano l'attenti a destr! Ma un sassarino (campidanese, evidentemente) grida "Coddaìddu, coddaìddu!", e tutti gli uomini ne fanno un'esplosione di rabbiosa allegria. Ometto la traduzione.

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