La Nuova Sardegna

Sassari

Oggi come ieri l’autunno è la stagione dei pidocchi

Oggi come ieri l’autunno è la stagione dei pidocchi

Ritornano a frotte approfittando della riapertura delle scuole, sono democratici e non guardano in testa a nessuno. Come ai tempi della “sigunda rasa”

18 settembre 2014
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Settembre, andiamo, è tempo di pidocchi. Ritornano a frotte, annunciati da una sequela terrorizzante di spot radiofonici (forse volevano fare anche quelli televisivi, ma non hanno trovato i testimonial). La loro stagione è questa, l’apertura delle scuole. Infatti, siccome il pidocchio si trasmette solo per contagio, in genere è un compagno di scuola il portatore del fastidioso ospite della capigliatura. Mi pare di avere già raccontato che a Sassari la seconda elementare veniva chiamata “sigunda rasa” perché il sistema più rapido per combattere l’animale era di rapare a zero il suo ospite: sicché, passata la prima settimana di scuola, le seconde offrivano lo spettacolo di una rapatura generale che neanche un’adunanza di neonazisti. Il fatto che il termine fosse applicato esclusivamente alla seconda deriva dal fatto che le prime usufruivano già di un loro aggettivo: loro erano la “primma cegga”, per l’ abbondanza con cui in quelle classi c’erano percentuali di bambini affetti dal tracoma (malattia che colpiva gravemente gli occhi sino a mettere in pericolo la stessa vista) che arrivavano anche al 10 per cento. Lo combatteva un apposito centro di medicina sociale che esisteva in tutte le città: e a Sassari già dall’Ottocento gli studenti universitari che prestavano la loro opera volontaria nell’Unione popolare, una specie di “Casa del popolo” del partito radico-repubblicano di Satta Branca e Garavetti, si spendevano coraggiosamente anche nella lotta contro il tracoma, guidati da diversi “medici dei poveri” che allora abbondavano quanto abbondavano i poveri (il più famoso era il dottor Antonio Zanfarino, futuro nonno di Francesco Cossiga). Il tracoma era figlio della povertà, della scarsità d’igiene e della polvere delle strade. A differenza, vi spiega il medico, della pediculosi, che, derivando soltanto dal contagio, non aveva alcun rispetto per le differenze di reddito: bastava un bambino con i pidocchi a impidocchiare tutta la classe. Posso citare una mia nipotina che frequenta a Milano una scuola d’élite, che pure l’anno passato rischiò di essere chiusa per questo fastidioso genere d’invasione. Al tempo delle mie elementari ci facevano uno shampoo di non so quale orribile liquido a base di petrolio, le aule profumavano come pit box della Ferrari. Fortunatamente l’industria farmaceutica a esso a punto nuovi potenti rimedi, con un paio di lavate di capo passa tutto.

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