La Nuova Sardegna

Sassari

Morte in carcere, controlli sulle telecamere

di Gianni Bazzoni
Morte in carcere, controlli sulle telecamere

Detenuto algherese trovato privo di vita in cella il 6 settembre: recuperato dai periti il video registrato

26 ottobre 2014
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SASSARI. Poco più di tre ore di sopralluogo nel carcere di Bancali per gli accertamenti relativi al sistema di videosorveglianza e per capire il funzionamento del server ministeriale che “memorizza” quello che succede nella nuova struttura carceraria. Un passaggio necessario per eliminare i dubbi che ancora esistono sul gisllo della morte in cella di Francesco Saverio Russo, il detenuto algherese di 34 anni che ha perso la vita la sera del 6 settembre. Al momento l’ipotesi prevalente è quella del suicidio, una scelta improvvisa, senza alcun segnale ai familiari (che lo seguivano in continuazione) e ai legali.

La famiglia chiede che venga fatta piena chiarezza e - soprattutto su alcuni aspetti - ha chiesto che vengano espletate tutte le verifiche per cancellare ogni possibile dubbio. Così, ieri mattina, in carcere sono entrati il pubblico ministero Cristina Carunchio con i propri consulenti e la polizia giudiziaria, e i periti incaricati dai familiari e dai legali della vittima, gli avvocati Elias Vacca e Paolo Spano. Del team fanno parte anche l’avvocato Federico Delitala, la criminologa e esperta di analisi della scena del crimine Roberta Bruzzone (che era a Sassari nei giorni scorsi) e il genetista forense Andrea Maludrottu. Ieri mattina è stata la volta di Mariano Pitzianti, esperto in sistemi informaticiche gestiscono le videocamere di sorveglianza. Il consulente è andato via senza rilasciare dichiarazioni dopo il lungo sopralluogo, ha solo detto «di essere soddisfatto per avere potuto svolgere il lavoro così come previsto». Dalle poche notizie trapelate, pare che sia stato possibile recuperare il video della sera del 6 settembre, quando il detenuto algherese è stato trovato privo di vita nella sua cella. Un elemento fondamentale per valutare i movimenti in entrata e in uscita dalla cella dove si è verificata la tragedia.

Ora i consulenti dovranno presentare una relazione dettagliata che servirà a completare - anche sotto il profilo tecnico - le valutazioni su quello che, al momento, viene considerato il primo suicidio avvenuto nel nuovo carcere di Bancali. I familiari, però, non credono a questa ipotesi, e per questo hanno deciso di mettere in campo i migliori esperti disponibili a livello nazionale.

Su alcune cose sono già in corso analisi: la presenza di una sbarra posizionata nella cella a un’altezza di due metri. E poi la scelta del luogo (nascosto alla vista) dove Francesco Saverio Russo avrebbe deciso di compiere il gesto estremo. Se doveva essere un atto dimostrativo - questa una delle eventualità prese in esame - perché farlo in un punto nascosto e non in quello ben visibile anche dall’esterno?

Le altre verifiche riguardano le vicende degli ultimi giorni e la ricerca della causa che possa avere spinto il detenuto - se venisse confermata la tesi del suicidio - ad assumere una decisione così drammatica.

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