La Nuova Sardegna

Sassari

Caccia ai funerali: mazzette ai necrofori

di Gianni Bazzoni
Caccia ai funerali: mazzette ai necrofori

Arrrestati dai carabinieri del Nas due dipendenti Asl e un imprenditore di pompe funebri. L’accusa: corruzione e peculato

07 novembre 2014
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SASSARI. Fino a 400 euro per ogni funerale procurato, anche se non c’era una tariffa fissa e gli importi variavano. Non esisteva un rapporto di esclusiva, ma sarebbe stata privilegiata una agenzia di pompe funebri di Sassari. Sono questi gli elementi dell’inchiesta condotta dai carabinieri del Nas che ha portato ieri all’esecuzione di tre ordinanze cautelari agli arresti domiciliari. I provvedimenti sono stati notificati a due dipendenti dell’Azienda sanitaria locale in servizio nella camera mortuaria del “Santissima Annunziata”- Michele Mannu, 47 anni, e Mario Pilo, di 50 - e a Stefano Pinna, 41, titolare dell’omonima agenzia di pompe funebri, tutti sassaresi. Nelle indagini sono già finite altre tre persone, denunciate in stato di libertà. E l’operazione «Caro estinto» sembra destinata ad allargarsi rapidamente. Il reato contestato è quello di corruzione, ma a uno dei necrofori è stato aggiunto anche quello di peculato: avrebbe utilizzato il telefono installato sul posto di lavoro per scopi privati e, in particolare, per comunicare con gli altri indagati. Ipotizzata anche la rivelazione di segreti di ufficio, per avere agito in spregio al severo regolamento interno dell’Asl che vieta espressamente rapporti tra gli addetti alla camera mortuaria e quelli delle agenzie funebri.

L’inchiesta non rappresenta una novità assoluta. In passato il problema era già stato sollevato e l’ambiente delle agenzie funebri e quello della struttura sanitaria era stato interessato da indagini dell’autorità giudiziaria. E prima che scattassero norme rigide, con tanto di regolamenti da sottoscrivere dai dipendenti, la camera mortuaria e le sale d’attesa erano frequentati persino da “sentinelle” armate di ricetrasmittente che comunicavano in tempo reale con le agenzie per fornire informazioni sui decessi e creare i contatti con i familiari dei defunti.

Quei tempi sembravano lontanissimi, spazzati via da una civiltà ritrovata e da un rispetto che non avrebbe neppure bisogno di regolamenti da studiare a memoria.

Invece le indagini dei carabinieri del Nas sembrano aprire un nuovo squarcio sul racket del caro estinto, con tanto di mazzette passate dal titolare dell’agenzia funebre (almeno questa è l’accusa mossa nei suoi confronti) ai due dipendenti pubblici che si erano messi a disposizione per vendere informazioni sui decessi avvenuti in ospedale e per creare contatti con i familiari dei defunti, in modo da favorire l’impresario funebre nell’affidamento dei servizi mortuari battendo sul tempo gli altri concorrenti.

L’indagine dei carabinieri del Nas - guidati dal luogotenente Gavino Soggia - era scattata a luglio. Un avvio quasi casuale: una persona sentita per altre questioni aveva fatto una affermazione che lasciava intuire qualcosa di poco chiaro. Da lì erano partiti gli investigatori, d’intesa con la procura della Repubblica, per studiare la situazione. Intercettazioni telefoniche, appostamenti e accertamenti continui. In pochi mesi, i militari hanno individuato i due dipendenti Asl addetti alla camera mortuaria: dai loro dialoghi e dalle comunicazioni telefoniche hanno ricostruito quella che era diventata, di fatto, una «collaborazione illegale continua». E i necrofori erano talmente convinti di essere al sicuro che - per contattare le agenzie funebri - utilizzavano il telefono aziendale (tanto che è scattata anche l’accusa di peculato).

L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Paolo Piras (il gip che ha emesso i provvedimenti è Giuseppe Grotteria), sembra destinata a nuovi sviluppi. Il sistema, infatti, avrebbe coinvolto anche altre agenzie funebri, e gli investigatori sembrano convinti del fatto che i due necrofori non avessero affidato l’esclusiva all’impreditore arrestato. Insomma, in diversi casi, la comunicazione giusta sarebbe arrivata ad altri, con una sorta di regime di concorrenza pilotato. Sabato i primi interrogatori per gli arrestati difesi dagli avvocati Pasqualino Federici, Mario Alberto Ruggiu e Davide Mulas.

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