La Nuova Sardegna

Sassari

A Bancali detenuti a pranzo con le famiglie

di Vannalisa Manca
A Bancali detenuti a pranzo con le famiglie

Si è ripetuto anche quest’anno l’evento di Natale: per una domenica il carcere vestito a festa

27 dicembre 2014
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SASSARI. Il Natale è momento di gioia anche per chi ha commesso un reato e si trova rinchiuso in carcere per cercare di redimersi. Il Natale è festa religiosa, di riflessione comunitaria, un’occasione per stare in famiglia.

Ma chi è detenuto questo “lusso” non può permetterselo. Accadono però anche i “miracoli” terreni, grazie alla iniziativa e alla volontà di tanti. Anche quest’anno, infatti, per la quarta volta consecutiva, nel carcere di Bancali si è respirata aria di casa. L’affetto aiuta e l’immaginazione fa dimenticare almeno per la durata di un pranzo che la festa si svolge dentro ben precise quattro mura. Ma in un luogo di malinconia, l’altro giorno a diventare protagonista è stato il sorriso dei figli a padri reclusi. Per un giorno, domenica 21 dicembre, il pranzo dei detenuti si è svolto come in famiglia, con mogli e figli minori seduti tutti insieme a tavola nel carcere di Bancali. Così, la sala mensa della struttura penitenziaria è diventata un grande ristorante grazie all’organizzazione della area educativa, della Caritas diocesana con Gaetano Galia, e della Camera penale di Sassari.

Le famiglie coinvolte erano dieci e dieci sono stati i tavolini separati. L’occasione per accarezzare i visi, per parlarsi negli occhi. Con dolcezza.

In tutto a tavola si sono accomodate sessanta persone, accolte dai volontari, dagli educatori, dagli agenti di polizia penitenziaria che quel giorno si tolgono la maschera della serietà e si mettono quella della informalità. Un menù di tutto rispetto: antipasti vari, gnocchetti al ragù di cinghiale, crespelle con peretta filante, agnello, polpette di carne di cinghiale, cinghiale al sugo, patate, verdure miste, funghi, cream caramel, pandoro farcito con crema chantilly, caffè, bibite. Niente alcol, naturalmente.

Gli operatori come sempre, in queste occasioni, erano tutti volontari. «Ed è stato bello - ha commentato don Galia, vedere gli educatori, compresa la responsabile fare i camerieri, i cuochi erano due chef professionisti e anche loro si sono prestati volontariamente, i detenuti della cucina che hanno fatto serenamente e gratuitamente gli “straordinari”, anzi ci hanno tenuti fortemente ad essere coinvolti».

Ed è stato bello vedere tutti i detenuti - anche quelli che non avrebbero ricevuto parenti - che si sono dati gran daffare alla realizzazione di questo evento. Tutti con grande entusiasmo e disponibilità.

Una giornata particolare per i carcerati che sin dalle prime ore del mattino si sono mostrati in ansia nell'attendere il momento di vedere la propria moglie e lo sguardo dei figli piccoli. E l’emozione si è accesa ancora di più nell’osservare i bambini con gli occhi lucidi che appena hanno visto i loro genitori finalmente insieme gli si sono letteralmente attaccati al collo quasi a non volersi più staccare. La piccolina che voleva stare per tutto il pranzo a mangiare rimanendo in grembo al padre.

E poi, la bellezza di vederli seduti ad un tavolo, tutti composti, in un contesto di normalità e dopo il pranzo, osservare i papà giocare con i loro piccoli nel piazzale esterno alla sala pranzo. Situazioni di vita sana, ma naturalmente rare.

Il saluto finale con un velo di tristezza: tutto è stato bello ma è durato poco. Le mogli, con andare faticoso e stanco, ma anche ricco di fedeltà e di amore, sono arrivate anche da Cagliari, chi con tre e chi con quattro marmocchi, per mantenere la continuità d'affetto tra i figli e il loro papà.

L'area educativa ha provveduto che ogni bambino avesse il suo regalo. Così che la giornata sia stata un evento speciale da portare nel cuore e ricordare a casa mentre si gioca.

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