La Nuova Sardegna

Sassari

Pochi iscritti, chiude l’asilo delle suore Vincenziane

di Emidio Muroni
Pochi iscritti, chiude l’asilo delle suore Vincenziane

Bonorva, il calo demografico non risparmia nemmeno la storica scuola materna Le Figlie della carità garantivano il servizio per i bambini da oltre un secolo

03 maggio 2015
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BONORVA. La scuola materna gestita dalle Figlie della carità di San Vincenzo, a 123 anni dall’apertura, terminerà definitivamente la sua attività. Una notizia che ha destato sorpresa tra i genitori dei piccoli allievi, (che ora dovranno chiederne l’iscrizione all’asilo statale), e nella popolazione che deve assistere, quasi passivamente, alla chiusura. Ancora una volta il costante decremento demografico colpisce un’istituzione che, a causa delle poche iscrizioni, si vede costretta a interrompere un servizio molto apprezzato e importante. Da oltre un secolo le suore della Congregazione hanno infatti operato all’interno della società bonorvese in modo fondamentale per la crescita umana e spirituale della comunità nella quale svolgono una rilevante attività, non solo nel campo didattico ma principalmente in quello ben più importante dei rapporti umani con la gente comune e i disagiati. Un impegno che purtroppo non sempre, per motivi imperscrutabili, è pienamente sostituito o completato da chi, per nomina, è deputato a farlo: e il paese s’impoverisce sempre di più.

La presenza delle suore della congregazione della carità a Bonorva ha una sua storia religiosa e umana che arricchisce il già vasto patrimonio culturale del paese. Sono trascorsi centoventitre anni da quando Maria Perdix, Agnese Pessione e Margherita Oddini, tre suore dell'orfanotrofio di Sassari, e una ragazza di servizio, Michelina Ventura, arrivarono in paese per istituire la loro prima sede. Fu un impegno di grande impatto sociale e orientamento per le ragazze alle quali insegnarono il catechismo, il ta¬glio, il cucito e il ri-camo. Un sacerdote, Paolo Soro, accolse il consiglio di Gennaro Costagliola, arcivescovo di Chieti, e lasciò in eredità alle suore di San Vincenzo de Paoli la piccola casa e un magazzino attiguo, situati nella via attualmente a lui intitolata. Dopo la sua morte, nel marzo del 1892, Suor Agostina Barbe accettò l'eredità e iniziarono i primi interventi di restauro, voluti dalla superiora dell'orfanotrofio di Sassari, suor Grassini. Fu aperto così un asilo che, in pochi mesi, registrò oltre quattrocento iscrizioni e, con un impegno sempre crescente, iniziò così il cammino delle suore di San Vincenzo. Nel 1896 monsignor Diego Marongiu Delrio, a tale proposito osservò «quanto siano capaci le figlie di San Vincenzo de Paoli, alle quali è affidato nel visitare le varie sale ove sono raccolti per istruzione e educazione tanti e tanti fanciulli».

Nel 1898 le suore acquistarono, da Don Domenico Dettori, uno stabile in corso Vittorio Emanuele III, attuale sede di residenza, e crearono così un'attività sempre più intensa, crearono diverse associazioni e, pur impegnate nel funzionamento dell’asilo infantile, furono ospitate diverse orfanelle, provenienti dalle famiglie più povere. Oggi l'attività delle suore di San Vincenzo, anche se il numero delle religiose è diminuito notevolmente, continua con identico impegno e impatto sociale. Lo stabile è stato ristrutturato e trasformato in una sede funzionale e confortevole per i bambini che frequentano la scuola materna e i piccolissimi, che trascorrono la mattinata nel baby parking ricavato in un ambiente luminoso e molto accogliente. Tutto quanto fatto in anni di sacrifici e di cristiano impegno purtroppo ora, nonostante l’'entusiasmo e la forza interiore che animano la coordinatrice e le insegnanti, rischia di andare perduto.

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