La Nuova Sardegna

Sassari

Platamona, dune ricoperte di canne sbriciolate

di Salvatore Santoni
Platamona, dune ricoperte di canne sbriciolate

Proteste per la decisione del Comune di Sorso di ripulire l’area Sic con il “macinino”

03 luglio 2015
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SASSARI. Una distesa di canne sbriciolate e spalmate come marmellata sopra le dune sabbiose. È il curioso spettacolo riservato in questi giorni ai bagnanti che si recano lungo il litorale di Platamona, nel bel mezzo del Sito di interesse comunitario (Sic) dello stagno e ginepreto omonimo. L’inconsueto panorama suscita perplessità e proteste. Il fenomeno ha una spiegazione naturale e una... amministrativa. In breve i fatti.

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Dalla padella nella brace. Ogni anno il fiume Silis falcia e trascina alla foce, all’ottava discesa a mare, quintali di canne. A sparpagliarle lungo la costa - in grandi e piccoli mucchi - è poi l’azione imprevedibile del mare. Come arginare il fenomeno che mette a rischio la fruizione dei litorali? Se lo sono chiesti all’amministrazione comunale di Sorso, che negli scorsi bruciava le canne sul posto conseguendo il magro risultato di disseminare le spiagge di antiestetici mozziconi bruciacchiati. Quest’anno il Comune ha cambiato schema d’intervento e ha deciso di raggruppare e sminuzzare le canne, per poi depositare il pastone nel sistema dunale costiero in attesa che il tempo faccia il resto del lavoro.

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Il risultato è una lunga distesa di creste di sabbia impreziosite – si fa per dire – dal giallo pallido tipico della canna comune che fa da cornice a specie come il giglio di mare e alla vegetazione tipica della zona. Il colpo d’occhio non è dei migliori, senza dimenticare che si tratta di dune ricadenti nel Sic di Platamona.

Le proteste. Per molti bagnanti, la logica delle scelte del Comune risulta di difficile comprensione. «È vero che il fenomeno si ripresenta puntualmente ogni anno, ma non potevamo semplicemente raccoglierle e portarle via intere?» si chiede una signora con figli al seguito. Poi c’è anche chi alza i toni e va ben oltre le semplici perplessità del caso. «Oltre che uno spettacolo indecoroso, a mio parere si tratta di deturpamento del territorio», taglia corto un turista. Come se non bastasse, a rovinare la tanto agognata quiete balneare ci si mette anche un vero e proprio tappeto di minuscole schegge – veri e propri aghi residuati dalla lavorazione delle canne e rimasti lungo l’arenile – che non aspettano altro di infilarsi sotto il piede del malcapitato di turno.

Bandiera blu. Intanto, nelle discese a mare “Bandiera blu” la cartellonistica lascia a desiderare: il servizio di salvamento a mare sparisce e ricompare nello spazio di poche decine di metri.Le spiagge del litorale di Platamona che qualche settimana fa hanno ricevuto l’ambito riconoscimento sono quelle della quarta e quinta discesa a mare. E per ottenerlo, il disciplinare della “Bandiera blu” fissa dei paletti molto severi. Qualità delle acque eccellente, accesso all’arenile per i disabili, bagni, attività di educazione ambientale, cestini per la raccolta differenziata e servizio di salvamento a mare: sono soltanto alcuni dei requisiti che vanno rispettati per essere un Comune “bandiera blu”. E se ad accogliere i bagnanti all’ingresso delle discese a mare c’è un pannello informativo che tranquillizza circa la presenza del bagnino e degli altri servizi, è anche vero che a pochi passi dalla spiaggia un altro cartello riferisce l’esatto opposto: “Spiaggia utilizzata per elioterapia, balneazione non sicura, per mancanza di apposito servizio di salvamento”. Con buona pace di turisti e non, perplessi dai messaggi contradditori della cartellonistica e indecisi se fare o meno un bel “bagno di sole”.

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