La Nuova Sardegna

Sassari

Mortale a Marritza: «Non ho visto l’auto»

di Salvatore Santoni

Assunzione di responsabilità del turista: ho guardato a destra e sinistra, le palme coprivano la visuale

12 luglio 2015
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SORSO. «È colpa mia: ho guardato a sinistra e a destra dell’incrocio ma non ho visto niente. Ero convinto che la strada fosse libera e sono ripartito dallo stop per immettermi sulla statale 200». Così Massimo Formento davanti ai carabinieri di Sorso.

Un’assunzione diresponsabilità netta quella del giovane turista in vacanza in Sardegna, e una lucida ricostruzione dell’incidente avvenuto venerdì sera all’incrocio di Marritza, dove convergono la strada litoranea di Platamona e la statale 200. Nello scontro ha perso la vita Emanuele Panei, operaio sassarere di 42 anni, alla guida della sua Fiat Panda Van mentre percorreva la strada di casa dopo un’intensa giornata di lavoro a Castelsardo.

Ma nella dinamica dell’incidente pesa come un macigno la scarsa visibilità dell’incrocio. Le chiome delle palme disseminate nelle aiuole laterali avrebbero ridotto notevolmente la visuale: è un dettaglio che il guidatore dell’Audi avrebbe fatto presente nella ricostruzione dell’accaduto. L’impatto tra l’Audi TT guidata dal giovane turista – a bordo c’era anche la fidanzata Gloria Guglielmino – e l’utilitaria non ha lasciato scampo all’operaio sassarese, rimasto schiacciato fra il cruscotto anteriore e il carico di legna e attrezzi che si trovavano nel cofano della sua auto. Inutili i tentativi di primo soccorso prestati da un giovane medico di passaggio lungo la strada e la rianimazione da parte dei medici del 118, accorsi sul posto insieme ai carabinieri di Sorso e Porto Torres.

Emanuele Panei lavorava per conto di una ditta sassarese, la Ageco Srl, che si occupa di ambiente, geotecnica, consolidamenti, pozzi d’acqua e, più in generale, di monitoraggi. Ultimamente la ditta aveva un cantiere aperto a Castelsardo per il consolidamento della falesia di via Zirulia. Ed è proprio percorrendo la strada che porta dal cantiere a casa che il 42enne ha perso la vita.

Panei era dedito al lavoro e alla famiglia (lascia una moglie e un figlio di 4 anni). Nella vita ha sempre studiato e lavorato. Si è diplomato alle Professionali e poi ha fatto un po’ di tutto: lavorava in una ditta di scavi con il fratello Lorenzo - fra i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente – ed è stato anche un “discontinuo” nei vigili del fuoco di Sassari: sono stati proprio i suoi ex colleghi ad estrarre il suo corpo senza vita dalle lamiere dell’auto. Subito dopo è stato trasportato all’istituto di Medicina legale di Rizzeddu. Il magistrato Cristina Carunchio non ha ravvisato la necessità di compiere un’autopsia completa sul corpo dell’operaio, ma ha disposto soltanto l’esame “esterno”. Per questo la salma dovrebbe essere presto restituita ai familiari (al massimo entro lunedì) così da consentire la celebrazione dei funerali.

La tragedia pone molti interrogativi dal punto di vista della sicurezza. Ma quella di Marritza non è l’unica intersezione al centro della bufera. Già di per sé la litoranea di Platamona occupa le prime posizioni della classifica di incidentalità stilate dall’Aci. In questi giorni, in molti lamentano la gravità di altre due situazioni al limite, e conosciute da tempo. Si tratta degli incroci compresi fra le Sp25 e Sp48, e le Sp48 e SS200 (in località Pabaranca) che insieme a quello di Marritza vanno a comporre il “triangolo degli incroci maledetti”. Sott’accusa è finita la gestione della vegetazione nelle aiuole che separano gli innesti delle strade. A preoccupare è la situazione delle palme, che oscurano la visuale in incroci che già solo per come sono stati concepiti (a ridosso di curve o dossi) sono lotterie di morte. E c’è chi si domanda: «Quante vite avremmo risparmiato sostituendo l’incrocio di Marritza con una rotatoria?».

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