La Nuova Sardegna

Sassari

l’esperto

«Dannosi i massi alla Marina: avevo previsto il cedimento»

di Salvatore Santoni
«Dannosi i massi alla Marina: avevo previsto il cedimento»

SORSO. «Lo dissi davanti alla giunta comunale che con quei massi la Marina sarebbe stata la prima ad avere seri problemi». Parola dell’ingegner Franco Ferrando, originario di Alassio, esperto anti...

28 luglio 2015
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SORSO. «Lo dissi davanti alla giunta comunale che con quei massi la Marina sarebbe stata la prima ad avere seri problemi». Parola dell’ingegner Franco Ferrando, originario di Alassio, esperto anti erosione specializzato in ingegneria idraulica marina con all’attivo studi nel mar Caspio, nei Caraibi e in Europa. Nel 2011 elaborò per il Comune di Sorso uno studio di fattibilità che individuava nei “geotube” – tubi di polipropilene caricati a sabbia autoctona - un’adeguata protezione per la costa di Platamona. Ma il progetto è stato archiviato da tempo: mentre l’erosione corre, la politica si è arenata. Ferrando ha studiato la costa da Platamona a Marritza in lungo in largo per alcune settimane e alla fine si è innamorato del territorio. La prima giunta del sindaco Giuseppe Morghen aveva messo sul piatto una roadmap interessante: ricerche, analisi, uno studio di fattibilità e il coronamento del lavoro con un progetto preliminare che potesse attingere finanziamenti regionali o europei. Ma la strada dell’ingegnere di Alassio è franata a metà dell’opera. Sì perché l’amministrazione ha tirato i remi in barca stoppando il lavoro dopo la prima fase, e pagando circa 8mila euro per uno studio orfano. Durante il lavoro grande attenzione venne riposta sulla Marina, simbolo delle estati sorsensi, che ieri come oggi mostra segni di cedimento evidenti nella passeggiata che sovrasta l’arenile. «Ho criticato fortemente la scelta di difendere la muraglia con i massi, fatta in passato dal Comune: è un sistema di protezione sbagliato, che arreca più danni che benefici. Ricordo che eravamo in una riunione di giunta con il sindaco Morghen; c’era ancora l’assessore Gian Paolo Sanna e anche il vice sindaco Marivanna Pulino. Avevo avuto l’incarico di redigere uno studio di fattibilità e il progetto preliminare per trovare una soluzione ai mali della costa», racconta lo specialista. Quando il mare si ciba di dune è la normalità: la sabbia va a finire in mare ed è un ripascimento naturale. E se trovasse un muro o un manufatto? «Semplice, scava e avanza», dice l’esperto. Come fare? Secondo l’ingegnere, la difesa più logica è aggiungere sabbia alle spiagge per evitare che le onde arrivino a lambire le strutture. «È chiaro – sottolinea - che il ripascimento debba andare di pari passo con una protezione a mare che smorzi la forza del mare e rallenti il processo inverso che riporta la sabbia in mare». Lo specialista descrive con dovizia di particolari che cosa avviene quando le onde si infrangono sulla muraglia della Marina dopo aver attraversato i massi “protettori” posizionati alla base. «La turbolenza che si crea fra gli scogli artificiali scava la sabbia facendoli abbassare. Quando si verifica questo fenomeno l’acqua prende lo spazio della sabbia che originariamente copre il piede del muro, e così l’onda arriva con maggiore forza facendo mancare il sostegno al muraglione», continua l’ingegnere. Lo studio di fattibilità del 2011 indicava tre macro aree (Platamona, Marina di Sorso e Marritza) su cui installare centinaia di metri di salsicciotti salva-costa con la funzione di arrestare la forza delle onde. Alla Marina erano stati individuati circa 300 metri su cui poggiarne altrettanti di tubi di polipropilene con lo scopo di evitare che le mareggiate arrivassero a lambire il muraglione che contiene piazza e parcheggi. «In sintesi si sarebbero creati dei depositi di sabbia sufficienti per evitare che le mareggiate scavassero sotto il muro», spiega l’ingegnere. E il progetto preliminare? «Mai fatto: l’amministrazione è sparita».

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