Terme, ora Masia s’incatena al sifone
SANTA MARIA COGHINAS. La provincia non c’è più, ma l’indomabile ex consigliere provinciale Antonio Masia continua imperterrito la sua battaglia a favore della liberalizzazione delle acque termali di...
SANTA MARIA COGHINAS. La provincia non c’è più, ma l’indomabile ex consigliere provinciale Antonio Masia continua imperterrito la sua battaglia a favore della liberalizzazione delle acque termali di Casteldoria. Così, armato di catene e sotto il sole cocente, non ci ha pensato un attimo martedì pomeriggio a legarsi a uno dei sifoni dove sgorga (insieme a caldi vapori l’acqua termale bollente di Casteldoria), tra gli increduli turisti sia di passaggio sia ospiti delle struttura termale che fanno il bagno nel fiume Coghinas. Insomma, Masia questa volta è deciso proprio a tutto, e venderà cara la pelle per rivendicare quello che per lui è il diritto del suo territorio di vedere finalmente la liberalizzazione della preziosa risorsa mineraria, che viene gestita in monopolio dal concessionario dello stabilimento termale di Casteldoria. «Rimarrò giorno e notte incatenato al sifone dell’acqua bollente senza mangia e senza dormire – dice l’ex consigliere provinciale Masia che già a suo tempo si era ustionato con il medesimo gesto eclatante - fino a domenica . Giorno in cui si svolgerà la manifestazione (inizio alle 21) indetta dal comitato promotore della salvaguardia del territorio e per la liberalizzazione dell’acqua termale di Casteldoria. «Non possiamo rivendicare la paternità di essere un comune termale – conclude Masia che parla legato al sifone dell’acqua calda – se noi cittadini non possiamo beneficiare dell’acqua termale».
Giulio Favini