La Nuova Sardegna

Sassari

«La crisi ormai è epocale ma la Regione sta ferma»

di Gianni Bazzoni
«La crisi ormai è epocale ma la Regione sta ferma»

Parla la prima donna alla guida della Camera del Lavoro della Cigl di Sassari «Fondamentale un nuovo tavolo istituzionale che assuma il ruolo di governance»

07 agosto 2015
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SASSARI. La prima volta di una donna alla guida della Camera del Lavoro della Cgil di Sassari dopo 115 anni. E Francesca Nurra non vuole passare senza lasciare l’impronta in un territorio segnato da una crisi devastante e dove - nel corso degli anni - si è creata una desertificazione che rischia di cancellare non solo i progetti di sviluppo ma anche le speranze rimaste. «Non nascondo le mie preoccupazioni per la situazione del nord Sardegna – racconta il neo segretario generale della Cgil _; la crisi ha ormai raggiunto dimensioni epocali. È sotto gli occhi di tutti il continuo peggioramento delle condizioni di migliaia di persone, di precari, di disoccupati, di inoccupati, di giovani alla ricerca del primo lavoro. E nel contempo assistiamo all’immobilismo della giunta regionale, che continua a non dare risposte».

C’è un settore al quale aggrapparsi, da dove è possibile ripartire senza lunghe attese?

«Purtroppo tutti i settori sono in ginocchio, nessuno escluso. La caduta della grande industria non ha fatto altro che accentuare il processo di decomposizione del tessuto economico. Non può esserci ripresa, in assenza di investimenti pubblici e privati nelle attività produttive, che però necessitano di adeguate infrastrutture, sia materiali che immateriali, e di un contorno di servizi ad alto valore aggiunto che noi non abbiamo».

Qualcuno dice che la disoccupazione si combatte anche con l’innovazione, allora siamo parecchio indietro da queste parti?

«Assolutamente sì, i nuovi filoni non possono che essere legati alla formazione e all’innovazione, ma anche da questo punto di vista, non esistono progetti all’altezza della situazione nel nostro territorio. Occorre dedicarsi alle iniziative immediatamente realizzabili, senza concentrare le attenzioni solo sulle grandi intraprese, quelle del libro dei sogni. Tanta delusione per alimentare una crisi che fa sempre più paura».

Il tema delle bonifiche è quello più gettonato, ma è la magistratura per ora a dettare i tempi che sono stati incredibilmente lenti…

«Le responsabilità, come è noto, sono in capo al governo centrale, il quale è purtroppo subordinato alle decisioni delle multinazionali, e gli unici investimenti di una certa rilevanza, sono quelli spesi in grandi annunci e promesse mai mantenute. Occorre insistere e vigilare, pretendere che gli interventi vengano avviati e portati a termine, senza sconti. Con l’impiego di tutte le risorse finanziarie che si rendono necessarie».

La chimica verde: illusione o certezza per il futuro?

«Per primi e in solitudine avevamo denunciato come Cgil che gli investimenti e il mantenimento dei livelli occupazionali dell’ex petrolchimico, promessi da Eni, non offrivano le dovute garanzie. Risulta così che l’intero territorio ha sbagliato ad accettare un accordo che dismetteva le attività preesistenti, senza mettere a regime quelle promesse. Il protocollo sottoscritto nel 2011, allo stato attuale, compreso l’addendum, è in larga misura disatteso, anche e soprattutto per quanto riguarda nuove attività industriali da inserire in aree, che nel frattempo dovevano essere bonificate».

E il polo energetico di Fiume Santo? Ci sono i nuovi proprietari ma resta l’incertezza sul futuro…

«Per quanto attiene Fiume Santo, non abbiamo ancora capito se per la Regione è strategico o meno. Se la costruzione del quinto gruppo ci sarà e quali sono eventualmente le fonti di alimentazione, considerato che la giunta Soru prevedeva l’utilizzo del carbone in attesa del metano. E ora che si parla con insistenza di gas, di nuovi sistemi di approvvigionamento, forse è giunto il momento di fare chiarezza anche sul ruolo che si vuole attribuire alla centrale appena venduta dai tedeschi di E.On alla società ceca Ep produzione».

Il territorio ha bisogno come non mai di unità, i Comuni riusciranno finalmente a ragionare insieme?

«È necessario che lo facciano e con una progettualità che vada oltre i confini delle aree municipali. Faccio un esempio: sarebbe opportuno mettere in rete gli aeroporti e prevedere un’unica società di gestione che ne valorizzi le specificità e razionalizzi la spesa, salvaguardandone le peculiarità. Da questo punto di vista stride il silenzio della Regione, che autorizza la privatizzazione dello scalo algherese, al di fuori di un’ottica di sistema. Questo è valido anche per ciò che riguarda gli altri servizi, la cui potenzialità è legata proprio ad un’integrazione dalla quale non si può più prescindere».

Arriviamo all’area metropolitana, il nord rischia di essere penalizzato ancora una volta?

«È fondamentale che venga superata l’attuale dicotomia di crescita tra nord e sud. Perciò la riforma degli Enti locali non può che passare attraverso la costituzione di un forte ente intermedio, che con nuove e più appropriate funzioni non sia solo un mero erogatore di servizi ma punto nevralgico della governance territoriale, nell’ambito di politiche di programmazione oggi inesistenti o centralizzate».

Il Parco nazionale dell’Asinara era stato uno dei cavalli di battaglia della Cgil. Percorso concluso?

«La Cgil da anni, con diverse iniziative in materia, secondo il proprio punto di vista, ha reso note le linee guida per il rilancio del Parco. E c’è ancora tanto da fare. Intanto va portata a compimento da parte dello Stato la dismissione della propria presenza, anche perché ciò rappresenta una spada di Damocle, con periodici tentativi di ritorno al passato, persino con le ultime ipotesi ben note alla cronaca. Rimaniamo convinti che il Parco non può essere rilanciato se non con l’individuazione di un grande soggetto economico che lo valorizzi, mettendo a sistema questo grande risorsa economica. Perciò a suo tempo proponemmo una gara internazionale per l’individuazione di quel soggetto».

Serve ancora un tavolo di crisi all’area del sassarese?

«Con la venuta meno della Provincia, anche quel tavolo è stato messo in discussione: produceva una sintesi di tutte le istanze sociali ed economiche del territorio. Allora è fondamentale, come diciamo da tempo, anche supportando la nostra richiesta con gli ultimi scioperi generali effettuati nel territorio, l’insediamento di un nuovo tavolo istituzionale, che assuma il ruolo di governance e indirizzo programmatico anche in prospettiva della riforma degli Enti locali. Come sindacato, in un momento così delicato abbiamo l’obbligo di continuare a sostenere le iniziative per uno sviluppo credibile, di favorire attività che consentano la tutela delle categorie più deboli, di fare in modo che si entri nell’ottica di progetti per lo sviluppo, per alimentare l’occupazione e restituire reddito alle famiglie. In questo il mio impegno e di tutta la Cgil sarà massimo».

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