La Nuova Sardegna

Sassari

Sforbiciata dei posti letto soprattutto nel Sassarese

Sforbiciata dei posti letto soprattutto nel Sassarese

Il sindacato Uil Fpl fa i conti: «Su Cagliari previsti tagli del 5,2%, da noi il 16%» Cuccuru: «Meglio riorganizzare il sistema, aumentare assistenza e post acuti»

15 agosto 2015
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SASSARI. La riorganizzazione della rete ospedaliera approvata recentemente dalla Giunta regionale sta suscitando molte perplessità. Soprattutto non convince il drastico taglio dei posti letto, che si concentra in modo particolare nel nord dell’isola e nel sassarese in particolare. Il sindacato Uil fpl fa un po’ di conti e a delinea lo scenario cittadino.

«Dati alla mano Cagliari passerà dagli attuali 2.602 posti letto a 2.467: - 137 (-5,2 %), Sassari scenderà da 1.307 a 1.097: addirittura - 210 ( -16,06%) – fa notare il responsabile territoriale del settore Sanità Dario Cuccuru – Poiché tutti gli altri territori dell'isola (ad eccezione del Sulcis) aumentano addirittura il complesso dei posti letto, ci pare che i dati rivelino un intento addirittura punitivo per il territorio del nord ovest ella Sardegna. L'accorpamento del Santissima Annunziata alla Aou non può giustificare un ridimensionamento così netto dell'assistenza». Secondo il sindacato sono gli stessi principi ispiratori del riordino a dover essere rivisitati. La Uil Fpl punta il dito sulla particolarità del territorio sardo, vasto mal collegato e abitato da una popolazione anziana: standard e modelli studiati per territori diversi e senza dovuti correttivi, risultano poi difficilmente applicabili.

Lo standard nazionale adottato in Sardegna con la Legge regionale n. 21/2012 prescrive 3 posti letto ogni mille abitanti nella assistenza dei malati acuti e 0,7 per mille per i post acuti, la riabilitazione e la lungodegenza, per un totale di posti letto pari al 3,7 ogni mille abitanti. La Sardegna ha un numero di posti letto di 3,55 per mille, ad di sotto quindi degli standard nazionali.

«Il problema è che sono posti letto sbilanciati – spiega ancora Cuccuru – ne abbiamo troppi per acuti e pochi per riabilitazione post acuti e lungodegenze, rispettivamente 3,32 e 0,22 ogni mille abitanti. Oltre a ciò, i tassi di ospedalizzazione sono in costante calo negli ultimi anni, come si evince dai dati forniti nella relazione allegata alla delibera della giunta. Tutto ciò per dire che i sacrifici i sardi li hanno già affrontati negli anni passati». Questo è il motivo per cui il sindacato chiede al governo regionale un cambio di rotta: «Il sistema di assistenza non deve essere oggetto di consistenti tagli ma di semplice riorganizzazione e di un aumento della assistenza della postacuzie. La giunta invece sembra che, in particolare nel sassarese, vada nella direzione opposta: tagli consistenti sia ai posti letto ospedalieri che alla assistenza sanitaria per la postacuzie».

Dopodiché la lente si sposta sulle carenze ospedaliere. «Non una parola sulla riorganizzazione delle diagnostiche: i ricoveri sono in molti casi impropri perché per fare una qualsiasi analisi o visita specialistica in tempi ragionevoli molte volte l'unica soluzione è farsi ricoverare in primis nelle medicine, che infatti scoppiano, con l'indegno fenomeno delle barelle nei corridoi. Basterebbe organizzare meglio la rete degli specialisti, dei laboratori e delle radiologie per abbatterete le liste d'attesa, che hanno tempi da terzo mondo e conseguentemente i ricoveri ospedalieri che comportano dei costi molto maggiori».

Ma le critiche nei confronti del documento di Giunta non finiscono qui: «Niente viene fatto inoltre per implementare una seria rete di assistenza domiciliare che riuscirebbe a svuotare realmente le corsie e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Basti pensare che la ASL di Sassari ha ancora in essere un appalto vecchio di nove anni per questo tipo di assistenza, sottodimensionato rispetto al bacino d'utenza e totalmente inadeguato a giudizio degli operatori e dei pazienti – conslude Dario Cuccuru – Un seria rivisitazione ed i controlli delle filiera degli appalti, bacini rilevanti di sprechi e clientele, porterebbe ad un rilevante e reale riduzione dei costi dell'assistenza senza arrivare alla riduzione delle prestazioni».

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