La Nuova Sardegna

Sassari

Guerra tra il parroco e la società religiosa

Guerra tra il parroco e la società religiosa

Mores, il sacerdote ha sospeso il sodalizio per «mala salute». I soci: «Noi onesti, la sede non si tocca»

08 settembre 2015
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MORES. Sta suscitando curiosità, e sconcerto, in paese la piccola “guerra” scoppiata tra la società religiosa di Nostra Signora della Salute e il parroco don Salvatore Mangatia, che di recente è diventata pubblica con la diffusione di una nota del sacerdote sul foglio parrocchiale. In essa il sacerdote lamenta alcune intemperanze da parte della società, che a suo dire starebbe agendo senza alcuna autorizzazione da parte dell’autorità ecclesiastica. Don Salvatore cita alcuni esempi di quella che definisce la «mala salute» della società, motivi che, come racconta nella nota, lo hanno spinto due anni fa a ordinare la sospensione delle attività: elezioni invalide, uso improprio e abusivo della sede, inosservanza dei fini dell’associazione.

Ma il Cda della società si difende, e in una contro-nota (che non ha ancora trovato spazio nel citato foglio parrocchiale) dice la sua: non sono motivi di partecipazione alla vita ecclesiastica il vero problema, bensì questioni di natura economico-amministrativa. «Le nostre colpe - si legge nella nota - sono di non aver consegnato nelle sue mani i registri, i conti, le chiavi della sede e la cassa e di non aver accolto la richiesta di introdurre elementi nel direttivo da lui designati ma di avere eletto il Cda con i voti dall’assemblea secondo il gradimento dei soci».

Accuse dure, alle quali il parroco don Mangatia ha dichiarato di non voler rispondere. La società si difende anche dalle accuse di «mala salute», dichiarando di non essere «composta da una masnada di festaioli, ubriaconi, come tanto affannosamente persone a lei vicine cercano di farle credere, ma da persone adulte e responsabili, lavoratori e padri di famiglia onesti. Dal canto nostro continueremo a seguire prassi e procedure consolidate da quasi un secolo, che sono state ritenute valide e condivisibili da tutti i suoi predecessori».

Un’ultima risposta riguarda l’uso «improprio» della sede, che invece, come riferiscono dalla società, è frutto di un lascito («per il quale ci riserviamo di esibirne il documento originale nelle sedi opportune») che la assegna alla società sino alla sua totale estinzione: solo in quel momento essa potrà eventualmente entrare nelle disponibilità della parrocchia.

Una possibilità remota, visto che i soci sono in continuo aumento. L’auspicio, anche da parte della stessa società, è che la cosa si risolva con il dialogo: dal canto loro i soci non intendono abbandonare il sodalizio, e si preparano con il solito impegno alla festa della bandiera e alla manifestazione “Tottu ‘e Mores”. (b.m.)

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