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Porto Torres, i superstiti ricordano l’affondamento della corazzata Roma

di Gavino Masia
Porto Torres, i superstiti ricordano l’affondamento della corazzata Roma

Nella sala Canu un convegno sulla tragedia di 72 anni fa. A San Gavino celebrata una messa di suffragio per i caduti

09 settembre 2015
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PORTO TORRES. «I marinai della Corazzata Roma nel riconoscere quell’ordine come ordine legittimo, nel momento che gli aerei tedeschi erano in volo sul golfo dell’Asinara, in qualche modo hanno fatto della loro morte il monumento all’Italia che riprendeva il cammino: l’Italia che oggi esiste».

Con queste parole l’ex ministro Arturo Parisi, presente ieri mattina alla messa di suffragio nella Basilica di san Gavino per i caduti del mare delle tre navi Roma, Vivaldi e Di Noli ricorda quello che ancora oggi è un episodio emblematico della nostra storia: «Dentro l’affondamento della Roma – aggiunge – ci sta tutto il dramma del nostro Paese, le contraddizioni, la chiusura tragica di un periodo e l’apertura di un altro: quei militari furono travolti da una decisione che veniva dall’alto e superava la loro disponibilità e libertà, e noi dobbiamo fare memoria proprio dell’innocenza della loro morte».

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Alla funzione religiosa, celebrata da don Mario Tanca e don Gavino Sini, erano presenti autorità politiche, militari e delegazioni delle associazioni marinai d’Italia con larga rappresentanza di Carloforte. L’iniziativa organizzata dall’associazione “Corazzata Roma”, fondata da Nicola Puggioni in collaborazione col documentarista Roberto Barbieri, è proseguita nel pomeriggio con il convegno “Corazzata Roma, 72 anni di memorie e testimonianze” all’interno della sala Filippo Canu.

Aldo Baldasso, 95 anni, cannoniere superstite della “Roma”, ricorda con lucidità gli attimi terribili che annunciavano l’arrivo sul golfo dell’Asinara dei bombardieri Dornier: «Ero in fondo alla corazzata – ricorda – e sentivo che dalla plancia gridavano più volte “Aerei in arrivo, non sparate”: poi ho sentito un botto tremendo e la nave che si spostava, quindi sono salito al piano superiore e ho visto immagini agghiaccianti di teste che rotolavano e braccia spezzate da ogni parte. In quel momento ho visto la figura di mia nonna che mi guardava, dicendomi di stare calmo in quella posizione, poi mi sono accorto di una piccola apertura sulla nave e mi sono buttato a mare riuscendo a toccare un gommone che stava trasportando feriti».

In quel tragico 9 settembre 1943 sul faro dell’Asinara c’era anche Elisa Vitiello, all’epoca aveva 15 anni, che scrutava all’orizzonte le navi in formazione di fila che passavano a poche miglia da Punta Scorno: «Nel primo pomeriggio mia madre mi disse di sentire chiaramente il rumore di aerei che arrivavano, subito dopo esplosioni, cannoneggiamenti e una colonna altissima di fumo. Ho visto anche due aerei abbattuti, mentre le altre navi si dirigevano a ponente verso le Baleari». Testimonianze dirette dell’epoca, poi interventi un po’ duri come quello dell’ammiraglio Vittorio Guillot per dire cosa non funzionò il 9 settembre 1943 («Il governo Badoglio ha tradito gli italiani»). Infine i saluti della nipote dell’ammiraglio che comandava la “Roma”, Carlo Bergamini, quello del sindaco di Caldes de Malavella (Girona) che ospitò i mille superstiti italiani e ricordo di Fortunata Novella-Mamma Mahon.

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