Trenta Tir al porto per accogliere la salma del camionista di Ossi morto in autostrada
Porto Torres, commovente saluto a Marco Cuguttu, poi i funerali nel paese del giovane rimasto vittima dell'incidente sulla A21
OSSI. Una lunga fila di Tir, quasi un picchetto d’onore, ha atteso sul molo l’arrivo della nave che riportava a casa le spoglie mortali di Marco, il camionista ossese vittima del tragico incidente di mercoledì scorso in autostrada alla periferia di Piacenza. Lungo e lacerante, quasi un interminabile lamento, il suono delle trombe che all’unisono ha accompagnato il feretro mentre si formava il corteo verso l’ultimo viaggio.
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A Ossi, nel quartiere di Sos Pianos, in via Melis, una folla di parenti, amici e colleghi lo attendevano in composto silenzio, sbigottiti e increduli. Un’altra giovane vita spezzata all’improvviso nel pieno del suo rigoglio, che va ad aggiungersi ad altre ancora. Per tutta la giornata è stato un via vai di gente: tanti i compaesani, molti i parenti e gli amici provenienti dai paesi del circondario, tantissimi quelli del suo mondo, i colleghi camionisti e i titolari di autotrasporti, che ben lo conoscevano e lo stimavano. Per qualche attimo, di fronte a tanta solidarietà, i familiari, i genitori Tonino e Angela, la giovane compagna con la figlioletta, la sorella e il marito, affranti per l’incommensurabile tragedia, si son sentiti sollevati e il dolore è sembrato più tenue e sopportabile.
Straziante il momento del commiato e dell’ultimo addio. Il corteo verso la chiesa di San Bartolomeo è andato sempre crescendo, mentre lungo il suo corso incombeva il commosso silenzio dei compaesani e la vita appariva quasi sospesa e interrotta. Sul sagrato una folla composta e commossa, gremite le navate della chiesa. Emanuele Piredda, il sacerdote celebrante, è entrato subito nel vivo toccando le corde più sensibili del sentimento umano e religioso. «Noi avevamo ancora bisogno di lui, la famiglia soprattutto - ha detto tra l’altro -ma la parola fine non esiste, ciascuno sopravvive con quello che ha costruito».
Un lungo applauso è stato il saluto all’uscita dalla chiesa che i presenti hanno voluto tributare a Marco, giovane laborioso, andato incontro ad un destino inatteso e fatale. I commenti lungo l’ultimo tratto che portava al cimitero del paese raccontavano tutti un’unica storia: quella di un giovane sfortunato, vittima del lavoro, travolto da una tragedia imprevedibile e ingiusta. Alla memoria di Marco l’Associazione Ippica Sa Mandra ’e sa Jua ha dedicato la già programmata corsa all’anello. La macchina organizzativa era andata troppo avanti per avere il tempo di sospenderla. Si è svolta lo stesso, dopo il funerale, con un velo di tristezza e il pensiero rivolto al giovane ossese.