La Nuova Sardegna

Sassari

«Sono salvo perché la lama si è spezzata»

di Daniela Scano
«Sono salvo perché la lama si è spezzata»

Parla il barista accoltellato da Canoligo. Raccolte 90 firme: è pericoloso, mettetelo nelle condizioni di non uccidere ancora

22 settembre 2015
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SASSARI. «Stavo mettendo via le sedie quando ho sentito due colpi forti alla schiena. Non mi ero accorto che Giuseppe Canoligo mi aveva seguito, ma non ho fatto in tempo ad avere paura. Solo quando ho visto la lama spezzata in due parti ho capito cosa avevo rischiato».

Saverio Sposito è un sopravvissuto: essersela cavata con un graffio è quasi un miracolo. Glielo confermano i sorrisi degli studenti di Architettura che frequentano il suo bar tra una lezione e l’altra nella vicina facoltà, le strette di mano delle mamme che portano i loro figli al bar a fare merenda. Il bar algherese a dimensione familiare l’altra sera ha rischiato di trasformarsi nello scenario di un delitto assurdo. A un passo dal bar abita, e ieri si è fatto vedere in giro come se niente fosse, anche Giuseppe Canoligo: l’uomo che lo ha accoltellato e che aveva tutta l’intenzione di uccidere Sposito. Agli agenti della sezione Volanti del commissariato, che lo hanno preso in consegna dopo che Saverio Sposito lo aveva atterrato e “ingabbiato” tra le gambe di un tavolino, l’altra notte Canoligo ha detto che quell’uomo non gli aveva fatto niente. Denunciato per lesioni lievi, il sassarese è stato rimandato a casa con una denuncia in stato di libertà. Ma adesso, dopo avere riconsiderato l’episodio alla luce dei terrificanti trascorsi del protagonista, la situazione potrebbe cambiare con una misura di sicurezza che tenga conto della sua pericolosità sociale. Giuseppe Canoligo è un omicida dichiarato non punibile per vizio totale di mente: nel 1996 assassinò un conoscente che gli aveva negato una birra in un circolo nel centro storico di Sassari. La serata di sabato in piazza Santa Croce è stata uno spaventoso dejà-vu del delitto di 19 anni fa. Dopo avere trascorso cinque anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, Giuseppe Canoligo è libero da una decina di anni. Da due anni vive ad Alghero, ospite di un conoscente in un monolocale che si affaccia su piazza Santa Croce.

Almeno novanta persone, tra residenti e studenti universitari, ieri si sono ribellati contro quella che considerano una convivenza troppo pericolosa. «Sì - conferma il barista sfuggito all’accoltellamento – e l’episodio che mi riguarda è stato solo l’ultimo, il più grave. Non vogliamo che ce ne siano altri». La lettera è stata indirizzata al procuratore della Repubblica e ad altri destinatari, chiede esplicitamente che con la massima urgenza Giuseppe Canoligo venga messo nella condizione di non nuocere.

Il fatto, spiegano i firmatari nella loro lettera, è che in piazza Santa Croce della pericolosità di Canoligo si erano accorti tutti ben prima che cercasse di affondare la lama nella schiena di Saverio Sposito. «Ha l’abitudine di minacciare tutti – raccontano in piazza –, si vanta di avere ucciso ed elenca con molta competenza dei farmaci che prende per i suoi sbalzi di umore. La sua frase preferita è “ti apro come un agnello”. Lo ha fatto con la persona che lo ospita, ma anche la cameriera del ristorante vicino. Ora sappiamo che è capace di passare dalle parole ai fatti».

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