La Nuova Sardegna

Sassari

la storia

Dalla Bocconi a Tula: la scelta di Daniela, «contadina selvatica»

Andrea Massidda
Daniela Scarpellino controlla la qualità dei suoi peperoncini
Daniela Scarpellino controlla la qualità dei suoi peperoncini

Dopo la laurea in Economia ha preferito la vita di campagna: “La mania del posto fisso ha ucciso la creatività dei ragazzi”

13 ottobre 2015
3 MINUTI DI LETTURA





TULA. Quando davanti a una cioccolata calda ha conosciuto l’uomo che sarebbe presto diventato suo marito, Daniela gli ha detto subito che era laureata in Scienze economiche e sociali alla Bocconi, che aveva appena partecipato a un concorso per entrare nei carabinieri e che, modestamente, nel frattempo giocava anche a pallavolo in Serie A. E lui, forse per mascherare lo stupore che si prova parlando con una specie di Wonder Woman, le ha chiesto: «E da grande che cosa vorresti fare?». Risposta secca e spiazzante quanto una schiacciata nel volley: «Mi piacerebbe incontrare un ragazzo che ama la campagna e mettere su con lui un’azienda agricola». Morale: oggi, a distanza di tanti anni da quella chiacchierata galeotta in un bar di Roma, Daniela Scarpellino, 35 anni, due figli piccoli, genitori calabresi, è titolare a Tula, nel cuore del Logudoro, di una fattoria ancora in fase di espansione ma che già produce 15mila barattoli all’anno di ottima marmellata. Tra le specialità: more selvatiche, pere e cannella, fichi e mirto, mela cotogna, ciliegie, prugne. Senza contare le arnie con le api dalle quali ottenere il miele. E l’allevamento di maiali. «Come ho fatto? L’ho voluto fortemente», tenta di tagliar corto lei, prima di svelare i dettagli del suo sogno che è diventato realtà.

Volendola buttare sul letterario, per raccontare questa bella storia imprenditoriale si potrebbe iniziare da una frase contenuta nel “Manuale del guerriero della luce”, il best seller dello scrittore brasiliano Paulo Coelho. «Non la ricordo esattamente a memoria – sorride Daniela –, ma più o meno fa così: se credi nei miracoli questi accadranno veramente. E io nel miracolo ci ho creduto con tutte le mie forze, pensando ogni giorno, anche davanti alle difficoltà, che il concetto non ci riuscirò non esiste. Infatti io e mio marito Alessandro non ci siamo mai arresi e con entusiasmo stiamo cercando di portare avanti il nostro progetto, che è comunque soltanto all’inizio».

Volendola invece buttare sul pratico, Daniela probabilmente è una giovane donna che da ex sportiva professionista adora le sfide, ma valuta attentamente anche quando si può vincere e quando si può perdere. «Sono in tanti a chiedermi perché con una laurea alla Bocconi ho scelto la vita in campagna - dice -, e le mie risposte sono sempre le stesse: non soltanto era il mio sogno, ma ritengo che ora come ora le professioni intellettuali abbiano raggiunto il livello di saturazione: sono tutti avvocati, medici, ingegneri, ma poi bisogna anche viverci da questi lavori. E allora o sei ricco oppure prendi la tua vita in mano e cerchi di combinare qualcosa. Io dopo un po’ che ho preso la laurea mi sono chiesta molto seriamente che cosa avrei dovuto fare del mio futuro. E ho capito che non mi sarebbe piaciuto dire ai miei figli mamma fa l’organizzatrice di eventi oppure faccio cose, vedo gente... come la ragazza del film di Nanni Moretti. No, io cercavo qualcosa che mi facesse sentire utile, produttiva e tutto ciò l’ho trovato cercando soluzioni nuove nei lavori tradizionali. Poi l’ossessione del posto fisso aveva ucciso la creatività dei giovani».

L’azienda agricola “Areste” sorge sulle colline di Monteudulu, sulla strada che da Tula conduce a Martis.

Per quanto sembri incredibile, Daniela e Alessandro fanno tutto da soli, al massimo con l’aiuto del papà di lui. Seminano, raccolgono la frutta, la fanno bollire, la trasformano in marmellata e la confezionano. «Certo, la tecnologia aiuta, ma la vita in campagna è sempre molto impegnativa – dice dopo che ha finito di allattare la figlia di appena tre mesi –, e io spesso mi sveglio alle cinque del mattino per lavorare sino alle undici di sera. «La nostra forza? Siamo oltre il biologico – conclude –, puntiamo al selvatico: anche noi siamo un po’ selvatici. Che non vuol dire selvaggi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative