La Nuova Sardegna

Sassari

I sindaci mobilitati: «Adesso però serve un progetto»

di Andrea Massidda
I sindaci mobilitati: «Adesso però serve un progetto»

I piani di battaglia dopo l’assemblea di lunedì a Porto Torres Nicola Sanna: «Non permetteremo nuove discriminazioni»

11 novembre 2015
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SASSARI. Dopo il bagno di folla di lunedì di scorso a Porto Torres, i sindaci del Nord Sardegna affilano le armi e preparano la guerra per rivendicare un’area metropolitana del Capo di Sopra o quantomeno pari opportunità con la zona di Cagliari e il suo hinterland. Elementi che a loro avviso non sono contemplati dal disegno di legge sul riordino degli enti locali elaborato dalla giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru.

Le azioni di protesta. Già da ieri, infatti, sarebbero iniziati i primi incontri, anche con la partecipazione dell’ex ministro Arturo Parisi, per valutare il da farsi. Non è esclusa – anzi, è molto probabile – un’iniziativa che sposti la protesta sotto le finestre del consiglio regionale. Per esempio, la convocazione simultanea nel capoluogo di tutte le assemblee civiche dei centri settentrionali dell’isola. E se questo non dovesse bastare a far cambiare idea all’esecutivo e alla maggioranza che lo sostiene, allora l’idea è di passare in breve tempo ad organizzare un referendum. Si vedrà.

Pari opportunità. Intanto a spiegare che cosa ci sia in ballo di fondamentale quando si parla di area metropolitana (e quindi perché lo scontro si profila così acceso) è il sindaco di Castelsardo Franco Cuccureddu, da sempre contrario al disegno di legge delineato dall’assessore regionale agli Enti locali Cristiano Erriu. «Diversi studi elaborati dalla Banca mondiale e dall’Ocse – ricorda – evidenziano come oggi il 40 per cento dell’economia mondiale sia rappresentato da circa una quarantina di metropoli. E anche nel contesto italiano il ruolo delle città metropolitane come vettori di crescita economica per il Paese trova un riscontro positivo. Infatti le sole 10 città metropolitane delle regioni a statuto ordinario producono oltre un terzo del Pil dell’intero territorio nazionale».

Niente campanilismi. Tra i sindaci schierati in prima linea c’è, manco a dirlo, il titolare di Palazzo Ducale, Nicola Sanna, che non perde occasione per sottolineare che il fatto di rivendicare pari opportunità di sviluppo per il Nord Sardegna non significa certo prendersela contro Cagliari e tantomeno tentare di impedire che il capoluogo regionale diventi una città metropolitana. «Tuttavia – aggiunge Sanna – non possiamo permettere costruisca un’articolazione istituzionale che discrimini la parte settentrionale dell’isola e che addirittura sostenga che l’eccellenza sta tutta da un’altra parte».

Rispetto e dignità. Parole in perfetta sintonia con quelle di Sean Wheeler, l’americano che indossa la fascia tricolore a Porto Torres, il quale ribadisce come per questa battaglia non esistano bandiere politiche. «Chiediamo soltanto rispetto e dignità per un territorio già in agonia e che con questo disegno di legge rischia di essere ancor più mortificato. E anche le ipotizzate compensazioni o i contentini – conclude – hanno poco senso quando si parla di futuro».

Centralismo. Per Mario Bruno, primo cittadino di Alghero, negli ultimi anni c’è un preoccupante ritorno al centralismo che mortifica le autonomie.

«Esiste un principio fondamentale, direi universale alle pari opportunità – chiarisce – che temo non sia più garantito. E non parlo solo di risorse finanziarie, ma di Progetto Sardegna. Sono convinto che questa unità tra sindaci del nord dell’isola abbia senso solamente se c’è un progetto politico, altrimenti no, non si può restare nel terreno del tifo da stadio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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