La Nuova Sardegna

Sassari

Bressa: «Dal Governo nessun vincolo»

di Giovanni Bua
Bressa: «Dal Governo nessun vincolo»

Il sottosegretario agli Affari regionali: le città metropolitane potevano essere due, l’importante è che lo schema funzioni

19 novembre 2015
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SASSARI. Vincoli nazionali che hanno condizionato la riforma Erriu, con la Sardegna che più di così non poteva ottenere? Speranze che l’inflessibile mannaia romana cali sul testo di legge facendo rilievi di incostituzionalità sulla nuova Provincia di Cagliari o sulle Unioni di Comuni rinforzate? Nemmeno per idea.

Parola del sottosegretario degli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, relatore della legge Delrio e massimo esperto governativo sulla riforme degli enti locali in atto. Che a farsi tirare la giacca da Nord o Sud dell’Isola proprio non ci sta. E, con un rotondo linguaggio da politico di rango smonta in un sol colpo quanti sostenevano che a bloccare le due città metropolitane sia stato il governo romano. E chi da Roma aspettava sicuri rilievi in stile Sicilia per bocciare il contestato testo di Pigliaru ed Erriu.

«La legge Delrio – spiega Bressa – dà grandissimo margine di azione alle regioni a Statuto Speciale come la Sardegna. Gli unici limiti alle sue competenze in materia sono quelli costituzionali e quello di dover rispettare le norme di principio di riforma economico-sociale. Deve uniformarsi insomma non a ogni disposizione della legge stessa ma soltanto al suo nucleo essenziale». Tradotto in soldoni la Sardegna avrebbe avuto la possibilità di fare due città metropolitane. Che sarebbero state digerite dal legislatore nazionale (fatti i dovuti passaggi formali) come digerite saranno la nuova provincia del Sud Sardegna, la città metropolitana ridotta di Cagliari e le neonate Unioni dei Comuni metropolitane delle quali nel ddl nazionale non c’è traccia alcuna.

«Non entro nel merito di un testo che non è definitivo, e che non ho ancora letto – sottolinea Bressa – ma diciamo che dalla Regione Sardegna aspettiamo di conoscere lo schema che ha scelto per accompagnare il suo piano di sviluppo complessivo. Che deve tenere conto ed esaltare le vocazioni di tutti i territori e riguardare tutta l’Isola. Una volta che questo piano è presentato, coerente e rispetta i vincoli di cui ho parlato prima le maglie per approvarlo sono larghe. E non è intenzione del Governo muovere rilievi sulle fondamenta di esso. Chiaramente aspettiamo il testo. Ma non c’è ad esempio nessun problema ad accettare una Provincia del Sud che sia la Provincia storica di Cagliari senza l’area metropolitana. E vedremo in che cornice inserire le unioni rafforzate se sarà necessario farlo».

Sulle fortissime rivendicazioni del Sassarese riguardo alla ripartizione delle risorse, da cui il Nord rischia di essere tagliato fuori: «È un falso problema – spiega Bressa – questa riforma è un’opportunità, di tutta l’Isola. Cagliari metropolitana non potrà mai competere con Barcellona, la Sardegna con la Catalogna, e con qualunque regione Europea, sì. Il destino della Sardegna è legato alla propria specialità, esercitata finora in maniera molto modesta. Bisogna esercitare in modo forte l’autonomia e lo si può fare solo con più politica e meno diritto. Penso all’articolo 13 dello Statuto sardo, il Piano di Rinascita, un’arma unica e una straordinaria opportunita’ di creare condizioni di sviluppo. Con la Giunta del presidente Pigliaru si e’ aperto uno spiraglio di ottimismo, frutto dell’accordo siglato lo scorso anno tra la Regione e lo Stato in materia fiscale. La Riforma degli enti locali è un’altra grande opportunità. Sono sicuro che l’Isola la saprà cogliere senza perdersi in rivendicazioni comprensibili ma inutili. E presenti a Roma la migliore riforma possibile». Quale questa sia è un problema nostro insomma. Con buona pace di chi diversamente raccontava o sperava.

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