La Nuova Sardegna

Sassari

Urologia e brachiterapia: eccellenze a serio rischio

di Nadia Cossu
Urologia e brachiterapia: eccellenze a serio rischio

La riforma della rete ospedaliera potrebbe declassare il presidio di Alghero I sindacati: «Non si considerano gli straordinari risultati medici raggiunti»

19 novembre 2015
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SASSARI. La recente proposta di riforma della sanità sarda della giunta regionale mette in allarme il presidio algherese. Perché i timori di un declassamento della struttura ospedaliera - e in particolare di vere e proprie eccellenze come l'Urologia - non sono campati in aria. Si parla di un'unità operativa complessa - che ogni giorno registra "l'assalto" di un numero elevatissimo di pazienti urologici che arrivano dal territorio di Sassari e non solo - penalizzata dalla carenza di posti letto e costretta a predisporre il ricovero dei pazienti operati in appoggio al reparto di Chirurgia.

L'unità, diretta da Angelo Tedde, gestisce ogni giorno almeno dieci ambulatori come l'urologia generale, l'oncologia urologica, l'incontinenza urinaria maschile e femminile, l'urodinamica e la riabilitazione del pavimento pelvico, la calcolosi urinaria, l'ecografia transrettale per la prevenzione del cancro della prostata, l'endoscopia urologica e la pediatria urologica.

Ma, in particolare, Angelo Tedde in sinergia e in collaborazione con il servizio di Radioterapia dell'Istituto di Scienze radiologiche dell'Aou e la Fisica sanitaria della Asl di Sassari esegue la Brachiterapia, una tecnica innovativa che viene utilizzata attualmente in due soli centri in Europa: uno in Inghilterra, l'altro al "Santissima Annunziata" di Sassari. Si tratta di una soluzione terapeutica alternativa nel trattamento del cancro della prostata in fase iniziale. Consiste nel posizionamento, in anestesia generale, di piccoli semi radioattivi all'interno della ghiandola prostatica che distruggono le cellule tumorali della prostata irradiandola. La brachiterapia, dal 2002 ad oggi, ha ottenuto ottimi risultati e a partire dal 2008 la tecnica che viene utilizzata a Sassari è stata ulteriormente affinata attraverso apparecchiature all'avanguardia con tecnologia digitale tridimensionale. Questo ha permesso in tredici anni di realizzare ben 213 interventi programmati anche se, purtroppo, per problemi logistici non è mai stata trasferita nel presidio di Alghero.

«Nonostante gli eccellenti risultati raggiunti, con una statistica di oltre 4mila interventi - spiega il rappresentante sindacale Rsu della Asl 1 Mauro Marras - l'Unità operativa complessa di Urologia dell'ospedale Civile di Alghero corre il rischio di essere cancellata da un piano di riforma della rete ospedaliera che prevede, in base a standard nazionali, la classificazione di questo presidio a ospedale di base con un bacino d'utenza di 80mila abitanti.

Ricordiamo che il presidio di base deve essere dotato di Pronto soccorso, medicina, chirurgia, ortopedia, Obi (Osservazione breve intensiva), anestesia, radiologia, laboratorio, emoteca e direzione di presidio. L'Urologia non è contemplata ma farebbe parte dell'Hub (struttura con concentrazione di professionalità e tecnologie specifiche ndc) di secondo livello previsto per Sassari».

Ora non resta che aspettare dunque la risposta della Regione, senza dimenticare le dichiarazioni rilasciate dall'assessore Luigi Arru durante l'assemblea sul piano di riforma della rete ospedaliera - che si è tenuta il 9 ottobre nella sala conferenze del Quarter di Alghero - sulla costruzione del nuovo ospedale e sulla riclassificazione da livello base a primo livello. «Dichiarazioni che hanno dimostrato un'apertura da parte di Arru - aggiunge Marras - sulla possibilità di recuperare fondi per l'edilizia sanitaria per 250 milioni di euro, ora fermi a Roma, vincolati al lasciapassare della riforma sanitaria regionale». Parole che in un certo senso hanno rincuorato gli algheresi, anche se la prudenza resta: "Ci fu nel 2007 un precedente analogo che lasciò l'amaro in bocca a molte persone. Vennero finanziati fondi FAS per 80 milioni di euro per la costruzione del nuovo ospedale che poi furono destinati a opere di edilizia sanitaria in altri territori».

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