La Nuova Sardegna

Sassari

Le origini del borgo nella fabbrica della cattedrale

di Donatella Sini
Le origini del borgo nella fabbrica della cattedrale

I segreti della costruzione in un convegno a Castelsardo E Don Tamponi racconta la vera storia del campanile

20 dicembre 2015
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CASTELSARDO. «Cancellate tutto quello che sapete sulla cattedrale». Con questo incipit don Francesco Tamponi, direttore dell’ufficio Beni culturali della diocesi di Tempio-Ampurias ha catturato l’attenzione della platea, in apertura del convegno “La cattedrale di Ampurias, cronache della Fabbriceria”, promosso dall’associazione culturale Nuovi Orizzonti, nella sala conferenze del castello dei Doria.

Un viaggio nel Medioevo pieno di sorprese quello che riservano i documenti ora all’esame degli esperti dell’ufficio tempiese ma «lo studio non è concluso, siamo in cammino». Da dimenticare quindi, come affermato dagli storici, che «il campanile fosse una preesistente torre-faro edificata dai genovesi». Dalle antiche carte emerge che, il noto vescovo benefattore Juan Sanna, finanziò la costruzione della torre campanaria, verso la fine del 1660. Il nuovo campanile venne quindi edificato nel sito dove preesisteva una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana (detta “della Misericordia”) che venne rasa al suolo, addirittura con le mine. Al posto del vecchio campanile, ormai pericolante, si costruì invece l’attuale sacrestia ma traslocò nel nuovo la campana grande, datata 1616 (oggi in disuso), che veniva suonata due volte al mese, in occasione delle riunioni del Capitolo. Non è difficile immaginare, come attestano i documenti, un formidabile indotto attorno alla costruzione dell’opera. Mastros, albaniles e piccapietre, provenienti dal continente, prima da Bonifacio poi Genova (e il cambio di maestranze è testimoniato dalla fascia bianca di calcare, visibile ancora oggi a metà della torre campanaria) ma anche maestranze locali per portare acqua, addetti ai forni della calce, trasportatori di sabbia (fine dalla Marina e grossa da Frigiano), persino gli affittacamere beneficiarono dell’aumentato traffico in città.

Medesimo movimento produssero i lavori di ampliamento della chiesa di Sant’Antonio, che hanno visto impiegati persino i pescatori, mandati a “recuperare dalle acque” (probabilmente da un sito romano preesistente) due colonne con capitelli ed un piede di marmo. Le colonne, ancora oggi, decorano la cantoria dove è posto l’organo a canne, realizzato da due frati di Sorso nel 1727.

Una chiesa, quella di Sant’Antonio già prestigiosa anche prima che venisse promossa a cattedrale e di cui si conoscono ora anche le antiche intitolazioni delle cappelle. «Ci sono prove che il Retablo del Maestro di Castelsardo sia stato realizzato, in loco, proprio per la nostra chiesa - ha annunciato Tamponi - e non per la precedente cattedrale di Ampurias o per Santa Maria delle Grazie come si era ipotizzato».

Risulta inoltre che in cattedrale esisteva anche un’altra tavola del Maestro, che rappresentava proprio il santo patrono (probabilmente inglobata nel retablo ora smembrato) inglobata in un altare ad esso dedicato.

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