La Nuova Sardegna

Sassari

I migranti vanno via, forti tensioni a Cargeghe

di Nadia Cossu
I migranti vanno via, forti tensioni a Cargeghe

Martedì mattina il trasferimento a Porto Pozzo, tra i profughi anche minorenni. Tre ragazzi potrebbero essere affidati ad altrettante famiglie di Ploaghe

06 gennaio 2016
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CARGEGHE. Ancora una volta tensioni e proteste, ancora una volta rivendicazioni e richieste di ascolto. I migranti vanno via dal centro di accoglienza di Cargeghe, ci sono i pullman che li aspettano per il trasferimento a Santa Teresa e l’agitazione si fa sentire tutta.

Ieri mattina, a parte il fatto che ancora non era stato pagato il pocket money (la diaria che lo Stato elargisce a ciascuno dei profughi), le lamentele hanno riguardato il “trasloco” dei migranti a Porto Pozzo che ha interessato anche una decina di minorenni. Giovani che, come ha sostenuto qualcuno, per legge non possono vivere in un centro di accoglienza e invece continuano a essere spostati insieme agli altri migranti maggiorenni. Alcuni, dal centro di Palmadula, erano stati trasferiti nelle case famiglia di Porto Torres e di Quartu, per gli altri – più di dieci – il destino è ancora tutto da scrivere. Nella struttura di Cargeghe hanno frequentato dei corsi di italiano grazie all’impegno dei volontari e ora, all’improvviso, devono abbandonare tutto. Il Comune sta lavorando molto bene per garantire a questi giovani il diritto a una vita “normale”. Ne è prova il fatto che gli uffici dei Servizi sociali stanno preparando le pratiche di affido per tre, quattro di loro che se tutto andrà bene verranno accolti da altrettante famiglie di Ploaghe che hanno dato la loro disponibilità.

«Il fatto che questa struttura stia chiudendo e che i migranti lascino Cargeghe in un certo senso ci fa piacere – spiega il sindaco Salvatore Oggiano – ma solo per un motivo: perché speriamo vivamente che a Porto Pozzo abbiano una struttura più idonea e accogliente. Qui hanno vissuto in un posto davvero infelice, non era una situazione sopportabile. Hanno bisogno di un ambiente decoroso, non si possono creare dei ghetti».

Ieri alcuni minorenni erano molto spaventati, ma il trasferimento è stato fatto ugualmente. Tra le proteste. «Non vogliono partire perché chiedono di poter avere i soldi che spettano loro – ha spiegato in mattinata il sindaco Oggiano – sollecitavano la consegna della diaria da 2,50». Che non sarebbe avvenuta.

Due giorni fa le tensioni c’erano state anche a Valledoria, soprattutto per la scarsa qualità del cibo. Il sindaco Tore Terzitta aveva chiesto «comprensione». Riconoscendo il disagio vissuto quotidianamente da queste persone, il primo cittadino di Valledoria ha garantito che l’impegno dell’amministrazione comunale continuerà a esserci: «Però anche loro devono comprenderci – ha auspicato – e non sempre le cose possono andare come desiderano. È innegabile che anche noi ci troviamo a gestire una situazione non facile».

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