Folla per l’ultimo saluto alla «compagna» Patrizia Coghene
PORTO TORRES. Il suo cuore generoso di donna leale e vicino a chi soffre ha smesso di battere venerdì sera dopo un malore mentre svolgeva il suo lavoro di sindacalista. E ieri mattina erano...
PORTO TORRES. Il suo cuore generoso di donna leale e vicino a chi soffre ha smesso di battere venerdì sera dopo un malore mentre svolgeva il suo lavoro di sindacalista. E ieri mattina erano tantissime le persone che hanno accompagnato Patrizia Coghene nell’ultimo viaggio terreno. La basilica di San Gavino quasi non bastava per ospitare parenti, amici, colleghi e lavoratori presenti alla funzione religiosa celebrata da don Mario Tanca. Patrizia era infatti una dirigente sindacale della Cgil provinciale, incarico rivestito con passione e dedizione al lavoro per circa 20 anni, prima alla Fillea e attualmente alla Filcams. «Patrizia era una compagna nel vero senso della parola – ricorda il segretario della Cgil di Sassari Francesca Nurra –: alto profilo morale, lealtà e trasparenza, sempre presente nell’aiutare il prossimo con la sua innata generosità. La sua disponibilità mancherà a tutti e tutte, e queste non sono parole di circostanza, senza dimenticare che adoravano Patrizia anche gli “invisibili” che nessuno cerca». «Le sue doti umane erano davvero grandi – dice Tore Frulio, segretario della Fillea – e non è un caso che centinaia di lavoratori del comparto edile della Cgil sono venuti a Porto Torres per l’ultimo saluto. Non faceva mancare il sorriso a nessuno, e con il suo modo di fare portava speranza e solidarietà: si sedevano di fronte a lei per raccontare dei loro problemi, poi andavano via con un sorris». Lacrime e incredulità anche tra le amiche di una vita: «Riuscivamo a vederci ogni fine settimana a Porto Torres – dice Teresa Fiori –, e ogni volta era una sorta di festa come accadeva sin dagli anni che frequentavamo l’istituto Ragionieri di Sassari. Patrizia era sempre presente nella mia vita e in quella di altre amiche, sia nei momenti del divertimento sia in quelli tristi. Lascia un grande vuoto».
Gavino Masia