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Sassari, i vertici Aou chiedono un medico per salvare Malattie rare

di Gabriella Grimaldi
Sassari, i vertici Aou chiedono un medico per salvare Malattie rare

Il direttore sanitario Virdis: «Il servizio deve ripartire». Il primario Sotgiu: «Tanti pazienti erano seguiti da esperti»

27 gennaio 2016
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SASSARI. La buona notizia è che la direzione aziendale Aou ha chiesto alla Regione di poter assumere un medico per riavviare l’importantissimo servizio ambulatoriale relativo alle malattie rare. Un fiore all’occhiello della struttura di Neuropsichiatria infantile che da qualche giorno ha cessato la sua attività per mancanza di personale. Oltre 550 pazienti, perlopiù disabili, che ora si ritrovano senza un punto di riferimento, per non parlare delle complesse diagnosi ancora da avviare o da completare. La cattiva notizia è che non sarà possibile tenere in funzione l’ambulatorio in attesa di una risposta da parte dell’assessorato guidato da Luigi Arru.

«La collega che si occupava dei tanti casi in carico all’ambulatorio - spiega il direttore di Neuropsichiatria Stefano Sotgiu - era esperta in questo campo tanto da aver firmato importanti pubblicazioni scientifiche. Purtroppo il contratto di ricerca dura tre anni e ora è scaduto. Aprire l’ambulatorio per poche ore alla settimana non avrebbe senso perché si tratta di effettuare diagnosi, che nel campo delle malattie rare arrivano dopo un iter molto lungo, di definire un percorso di cura o riabilitativo, insomma di garantire un’assistenza continua».

Quella di tenere comunque vivo un punto di riferimento per i pazienti che fanno capo alla Neuropsichiatria infantile era l’idea della direzione aziendale: «In attesa che la Regione ci faccia sapere qualcosa - dice il direttore sanitario dell’Aou Antonella Virdis - sarebbe importante rassicurare i pazienti sull’esistenza di un presidio nella speranza, è ovvio, che arrivino buone notizie». E le buone notizie la aspettano le tante famiglie che negli anni hanno potuto contare sulla grande professionalità dei medici di Neuropsichiatria. «Io lotterò fino a incatenarmi - dice la madre di un giovane malato di sclerosi tuberosa, una delle tante malattie rare che vengono diagnosticate -, siamo stati anche ricevuti dall’assessore che ha preso l’impegno di occuparsi della vicenda. Il fatto certo è che per noi sarà impossibile far seguire mio figlio così come succedeva a Sassari. Già il viaggio comporterebbe un ulteriore sacrificio per un giovane che soffre da quando è nato. Grazie ai medici della Neuropsichiatria siamo riusciti a capire che malattia avesse Paolo, cosa non facile. E poi dovunque siamo andati ci hanno fatto i complimenti per il livello di professionalità dell’equipe creata dalla dottoressa Gigliola Serra (oggi in pensione, ndc). Un altro pezzo di sanità d’eccellenza che ci tolgono. Un dramma per tantissime famiglie con disabili».

Anche il direttore sanitario conferma l’importanza del servizio anche se sottolinea che le malattie rare di solito non comportano visite frequenti e che 550 pazienti per tutto il Nord Sardegna potrebbero non rientrare nei numeri previsti dalla riforma sanitaria in atto. «Intanto - dice Antonella Virdis - noi abbiamo già chiesto alla Regione deroghe al blocco del turnover per coprire esigenze di rilievo fra le quali senz’altro Neurospichiatria per cui abbiamo chiesto oltre che un medico per l’ambulatorio delle malattie rare anche un tecnico per utilizzare i macchinari diagnostici».

La struttura complessa attraversa dunque un’altra fase di difficoltà dopo tutte le traversie logistiche che l’hanno vista localizzata provvisoraiamente, in realtà per anni, in locali inadeguati: prima a San Camillo e poi nella sede del Policlinico Sassarese. È di pochi giorni fa l’inaugurazione nella stecca bianca in viale San Pietro del nuovo reparto che però deve fare i conti con la carenza di personale rispetto anche alla nuova legge sui turni di riposo tra una guardia e l’altra e con la chiusura di servizi basilari come quello per le malattie rare.

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