La Nuova Sardegna

Sassari

«Nessuna risorsa per affrontare il 41 bis»

di Daniela Scano
«Nessuna risorsa per affrontare il 41 bis»

Corradini: «Il lavoro del tribunale di sorveglianza è aumentato dopo l’apertura del reparto di massima sicurezza a Bancali»

05 febbraio 2016
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SASSARI. I novantadue detenuti in regime di 41-bis nel carcere di Bancali hanno aggravato il carico di lavoro del tribunale di sorveglianza di Sassari, al punto che il problema è stato sollevato durante la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario da Grazia Corradini. Dopo avere elencato la gran mole di dati sulla giustizia in Sardegna, quando è arrivata al capitolo “carcere” la presidente della corte d’appello di Cagliari si è soffermata sul fatto che da maggio i giudici di sorveglianza devono fare i conti con le esigenze dei reclusi nel reparto di massima sicurezza.

Detenuti per gravissimi reati di associazione per delinquere finalizzata alla criminalità organizzata, tutti pezzi da novanta che «portano – ha detto Grazia Corradini – una gran mole di lavoro sia all’Ufficio sia al tribunale, sia per le richieste dalla direzione che li riguardano, sia per l’ingente numero di reclami che rivolgono agli uffici». Ma il ministero, ha fatto notare la giudice Corradini «non ha assicurato nessun incremento di alcun tipo di risorse, nemmeno di quelle necessarie per la celebrazione delle udienze in videoconferenza, pur se obbligatoria per legge». La presidente della corte d’appello ha invece minimizzato i rischi di infiltrazioni criminali o di alter conseguenze nel Sassarese provocate dalla presenza dei 92 detenuti a Bancali. L’apertura del reparto per i detenuti in regime di 41 bis – ha detto – ha determinato continue polemiche per il temuto allarme di infiltrazioni mafiose nel territorio. Peraltro era da tempo scontato che tali detenuti, per legge che al momento della sua approvazione era passata inosservata, dovevano essere detenuti nelle isole e che, esclusa la Sicilia come luogo in cui la mafia è particolarmente forte, restava solo la Sardegna».

La relazione della presidente Corradini ha fatto il punto sulla situazione dell’amministrazione della giustizia nei cinque istituti penitenziari di competenza del tribunale di sorveglianza di Sassari: Alghero, Sassari, Tempio Pausania, Nuoro e Mamone. Sono mille i detenuti di cui, una volta che la pena è diventata definitiva, si occupano i magistrati nei due uffici di sorveglianza attivi a Sassari e a Nuoro.

«Il carico di lavoro ha subìto un considerevole aumento soprattutto in ragione dell’incremento di presenze di detenuti negli istituti penitenziari, in buona parte dovuto all’apertura e alla stabilizzazione di nuovi istituti, realizzati secondo più attuali criteri di razionalizzazione ed idoneità dei locali – ha detto Corradini –, in particolare dal 2012 Tempio e dal 2013 Sassari e ristrutturazione Alghero». «Dal corrente mese di maggio si sono completati i lavori nel reparto speciale di Sassari-Bancali per i detenuti in regime di 41 bis – ha aggiunto la presidente –. Si tratta di n. 92 detenuti, che comportano un aggravio di lavoro per Ufficio e Trib unale esponenziale, non paragonabile a quello indotto dallo stesso numero di arrivi di detenuti d i diversi circuiti».

Ed ecco la fotografia della casa circondariale di Sassari e nella casa di reclusione di Alghero alla data del 30 giugno 2015.

A Sassari erano presenti 375 detenuti, 364 uomini e 11 donne. Nel corso dell’anno all’interno del carcere un detenuto si è tolto la vita. La notizia del suicidio è stata data dalla direzione alla magistratura di sorveglianza. «Relativamente alle condizioni di salute della popolazione detenuta – si legge nella relazione Corradini – , nel periodo in esame erano presenti 12 soggetti HIV positivi, 70 soggetti HCV positivi, un soggetto affetto da tubercolosi». Grazia Corradini ha poi detto che nel corso dell’anno è stato registrato un preoccupante aumento delle «patologie psichiatriche sia associate alla tossicodipendenza, sia relative alla detenzione carceraria, sia con diagnosi psichiatriche documentate dai centri di salute mentale». E questo nonostante «nessun sovraffollamento è stato riscontrato nel periodo in esame e ciascun detenuto ha avuto a disposizione gli spazi minimi di sopravvivenza».

Nella Casa di Reclusione di Alghero, al 30 giugno erano presenti 72 detenuti, a fronte di una capienza pari a 156 posti. Ecco la situazione sanitaria ad Alghero: «Nel periodo in esame la situazione sanitaria delle patologie più significative è stata la seguente: 3 pazienti affetti da Hiv, in terapia antiretrovirale e con un buon compenso clinico-immunologico; 7 pazienti positivi per Hcv-Ab non in trattamento farmacologico; 2 pazienti diabetici in trattamento farmacologico con buon compenso; 1 paziente affetto da sclerosi multipla in trattamento farmacologico e neuro-riabilitativo».

«Nel periodo citato non si è verificato alcun caso di suicidio – ha concluso la presidente Corradini –. Le condizioni generali delle strutture sono buone, anche con riferimento alle camere detentive, dove sono state installate le docce. Risultano rispettati gli spazi minimi di sopravvivenza previsti dall’Uni one Europea».

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