La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, violenza sessuale su una 13enne: condannato il patrigno

di Nadia Cossu
Una foto simbolo della violenza sessuale sulle donne
Una foto simbolo della violenza sessuale sulle donne

Cinque anni e 6 mesi a un uomo accusato di abusi sulla figlia della convivente. L’imputato, 40 anni, aveva cercato di toccarla più volte mentre guardavano la tv

09 febbraio 2016
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SASSARI. Sua madre lo aveva conosciuto sei anni fa attraverso una chat. Si era appena separata dal marito e trascorreva molto tempo al computer. Quell’uomo, originario del Cagliaritano, la corteggiava e la faceva sentire amata. E col passare dei mesi il rapporto tra loro era diventato sempre più stretto e sempre più importante. Si erano visti di persona qualche volta ma era arrivato il momento di condividere la quotidianità. E così lui, a un certo punto, si era trasferito a Sassari a vivere con lei e con i suoi due figli: un bambino di dieci anni e una bambina di tredici. E proprio alla ragazzina in più di un’occasione l’uomo avrebbe cercato di toccare le parti intime, mentre guardavano la tv. Attenzioni sessuali delle quali si è prima accorto il fratellino – che puntualmente, con una scusa, veniva costretto ad allontarsi dalla stanza – e poi la stessa bambina aveva confidato tutto alla mamma. Allora era scattata la denuncia, si era rivolta agli avvocati Stefano e Sergio Porcu e il convivente era finito a processo per violenza sessuale. Ieri mattina il collegio presieduto da Marina Capitta ha condannato l’imputato a cinque anni e sei mesi di reclusione. Il pubblico ministero Cristina Carunchio aveva chiesto due mesi in meno ma i giudici sono stati più severi.

Durante il processo la bambina era stata anche sentita in audizione protetta e ritenuta assolutamente attendibile. Oltretutto, la mamma aveva raccontato che il suo convivente – al quale aveva chiesto a un certo punto spiegazioni – inizialmente aveva negato tutto ma alla fine aveva confermato. «L’ho cacciato via di casa – aveva detto lei – mentre lui mi supplicava di perdonarlo».

I primi due anni di convivenza, stando al racconto che all’epoca la donna fece agli uomini della squadra mobile, erano trascorsi serenamente, come una famiglia normale. L’uomo si mostrava affettuoso anche con i figli della convivente, almeno fino a quando non aveva avuto dei problemi di salute che lo avevano costretto a stare in ospedale per un po’. Proprio in quel periodo aveva cominciato a essere aggressivo tanto che la donna presentò una querela che poi ritirò perché la situazione sembrava essere tornata alla normalità. «Atteggiamenti aggressivi e dispotici – aveva detto lei nella denuncia alla polizia – che poi in un batter d’occhio cessavano come se nulla fosse mai accaduto». Fino agli episodi degli abusi. Lui e i due figli di lei guardavano la tv nella camera da letto matrimoniale, l’uomo aveva fatto uscire il bambino e aveva cominciato a toccare la tredicenne. E succedeva sempre quando la mamma non era in casa. La bambina provava a impedirglielo ma lui era più forte. Ieri la condanna.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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