La Nuova Sardegna

Sassari

«Almeno altri dieci facevano lo stesso»

di Luca Fiori
«Almeno altri dieci facevano lo stesso»

Il terremoto all’Ente Foreste, un impiegato della sede di via Roma svela: «Molti uscivano dal retro per non farsi vedere»

23 febbraio 2016
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Nel microcosmo di pensionati, commercianti e avvocati che frequentano quotidianamente i bar di via Roma, alcuni dipendenti dell’Ente Foreste erano molto conosciuti. La processione che partiva dalla sede dell’ufficio regionale la mattina presto per il caffè e andava avanti fino all’ora dell’aperitivo, veniva accompagnata da darsi di gomito e battute ad alta voce tra chi, in quel tratto di strada che va dal museo Sanna a piazza d’Italia, conosce vita, morte e miracoli di chiunque metta piede in quel pezzetto di città ottocentesca, in cui è difficile passare inosservati.

«Il passaggio dei miei colleghi - racconta un dipendente dell’ufficio di via Roma che chiede di rimanere anonimo - suscitava quasi sempre ilarità. State andando a lavoro? Chiedeva spesso sorridendo questo o quell’avvocato che sapeva benissimo che quel gruppetto di dipendenti pubblici era in realtà diretto al bar». L’inchiesta della guardia di finanza che ha portato all’iscrizione di sette dipendenti indagati per assenteismo, cinque dei quali sospesi dal posto di lavoro, avrebbe però fatto emergere solo la punta dell’iceberg, lasciando fuori altrettanti lavoratori abituati a trascorrere la mattinata più al bancone del bar che davanti alla propria scrivania. «Questa storia andava avanti da anni - aggiunge l’impiegato dell’Ente Foreste - e nessuno dei direttori che hanno preceduto Giuliano Patteri era riuscito a mettere ordine in una situazione che era diventata ridicola. Per non farsi vedere - spiega il dipendente - molti dei miei colleghi uscivano dal retro in via Sanna e poi rientravano cercando di non farsi notare. Almeno altre dieci persone - aggiunge - facevano più o meno le stesse cose contestate a chi è finito nell’inchiesta della magistratura». L’indagine, aperta dopo la denuncia del direttore pro tempore Patteri, era nata in un clima di guerre trasversali, legate a opposti schieramenti politici e a beghe interne al mondo sindacale. E nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Mario Leo, con l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato, sono finiti infatti anche tre sindacalisti appartenenti alle tre sigle più importanti: Cgil, Cisl e Uil.

L’interrogatorio. Davanti al giudice delle indagini preliminari Antonello Spanu, nel corso dell’interrogatorio di garanzia preventivo, solo uno degli indagati, Ausonio Pinna, sindacalista dell Cisl, ha scelto di rispondere alle domande del gip. «Se avessi voluto abusare del mio ruolo sindacale - ha detto Pinna - non sarei incorso in tutte queste stranezze. Ho diritto a 24 giorni all’anno - ha concluso - e ne usavo solo cinque o sei, proprio per non approfittarne».

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative