La Nuova Sardegna

Sassari

Vigilante minaccia la ex, “restituita” l’arma

Vigilante minaccia la ex, “restituita” l’arma

Il Tar di Parma annulla la decisione del prefetto di sospendere la nomina dell’uomo a guardia giurata

23 febbraio 2016
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SASSARI. Ex compagna accusa il suo convivente di comportamenti violenti e qualche settimana dopo il prefetto di Reggio Emilia, dove l’uomo intende lavorare, sospende la sua nomina a guardia particolare giurata. Una precauzione che tiene conto del bisogno di proteggere una potenziale vittima e dell’allarme sociale creato dalla violenza di genere, quasi sempre consumata tra le pareti domestiche. Un provvedimento che adesso viene giudicato eccessivo e ingiustificato, proprio nel senso che la prefettura non lo ha motivato. È stata questa la decisione del Tribunale amministrativo per la Emilia Romagna che nei giorni scorsi ha accolto il ricorso del vigilante e ha annullato il decreto prefettizio «fatto salvo – hanno scritto i giudici – il potere dell’amministrazione di eventualmente rideterminarsi al riguardo». In altre parole, il decreto è stato annullato ma il prefetto se lo riterrà opportuno potrà sospendere una seconda volta il decreto di nomina a guarda particolare giurata rilasciato al protagonista del contenzioso amministrativo La storia, insomma, non è finita.

La vicenda si è consumata tra un paese del nord Sardegna , dove l’uomo viveva con la sua compagna, e l’Emilia Romagna. La guardia giurata aveva ricevuto il decreto di nomina che è stato sospeso dal prefetto dopo una segnalazione dei carabinieri del comando provinciale di Sassari, ai quali si era rivolta la compagna dell’uomo. La donna aveva raccontato di minacce e di maltrattamenti. Ed è per questo secondo reato che la aspirante guardia giurata è attualmente indagato dalla Procura della Repubblica sassarese. Il Tar di Parma ha accolto il ricorso dell’uomo, assistito dall’avvocato Guido Rimini, per una questione più di forma che di sostanza. L’amministrazione, infatti, non ha presentato nessun documento per sostenere e provare le sue ragioni. In questo contesto – hanno scritto i giudici – deve applicarsi il principio in forza del quale le affermazioni fatte dal protagonista devono ritenersi comprovate».

L’uomo, scrivono i giudici, potrebbe fare il suo lavoro anche senza il porto d’armi. C’è da dire che nel frattempo l’uomo è stato licenziato dalla sua azienda e d è attualmente in causa davanti al giudice del lavoro.

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