La Nuova Sardegna

Sassari

Primi passi tra le difficoltà per le cure palliative

Primi passi tra le difficoltà per le cure palliative

Un convegno dell’associazione “Franco Mura” con l’assessore Luigi Arru Nessun hospice nel Nord Sardegna, ma la Regione si impegna per una svolta

21 marzo 2016
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SASSARI. Un passo avanti, ma restano le difficoltà. Per l’istituzione di un hospice per malati terminali nel Nord Sardegna si dovrà attendere, ma intanto l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, ha preso l’impegno pubblico a garantire l’applicazione della legge 38 sulle cure palliative e la terapia del dolore per il fine vita, legge che, a distanza di sei anni dalla sua emanazione, resta ancora largamente inapplicata nell’isola. L’occasione per discuterne con tutti i soggetti interessati, dai familiari dei malati agli operatori sanitari, l’ha data il convegno “I diritti del malato terminale contro la sofferenza inutile” promosso nei giorni scorsi dall’associazione “Franco Mura” onlus che ha visto relatori Salvatore Salis, responsabile della commissione tecnica della rete delle cure palliative dell’assessorato regionale alla Sanità, Agostino Sussarellu, commissariodell’Asl n. 1, Nicolò Licheri, direttore del distretto Asl di Sassari, il vicepresidente dell’Ordine dei medici provinciale, Alessandro Arru, e Piero Bulla, presidente del Collegio Ipasvi. In una aula magna dell’Università affollatissima, gli stessi relatori e quanti sono intervenuti nel dibattito successivo hanno messo in luce i problemi esistenti al momento.

Innanzitutto la mancanza di strutture quali gli hospice. Paradossalmente, l’ultima relazione del ministero della Sanità sull’applicazione della legge 38 conta 180 posti letto in Sardegna per i malati inguaribili. Ma in realtà sono appena 33, di cui 10 a Nuoro e i restanti nel Cagliaritano. Come ha potuto appurare direttamente la commissione tecnica guidata da Salvatore Salis, che proprio a Nuoro ha creato l’ hospice. Un “viaggio” sul campo condotto nelle Asl sarde che ha evidenziato come la realtà sia molto diversa dalle cifre ministeriali. L’assessore Arru ha evidenziato, a questo proposito, come non ci sia omogeneità di linee guida, metodiche e pratiche mediche nelle aziende sanitarie sarde evidenziando come un’azienda unica regionale, che è la sua proposta di riordino della sanità, ovvierebbe a queste disfunzioni.

Nel frattempo il paziente terminale trascorre i suoi ultimi giorni di vita nei reparti ospedalieri, beneficiando di un’assistenza che però non è quella che gli è necessaria.

L’altro tema importante emerso dal convegno, poi, è stato quello delle necessità di formare il personale medico e paramedico sulle cure palliative e la terapia del dolore e di informare la pubblica opinione sulle tematiche del fine vita e sulle esigenze dei malati incurabili e delle loro famiglie, lasciate sole ad affrontare un momento così delicato, e che invece avrebbero bisogno di un sostegno non solo sanitario ma anche psicologico.

E a proposito di formazione si è avuta notizia che i due atenei sardi hanno intenzione di attivare master specifici per preparare i neo dottori all’assistenza. Il corso di laurea in Medicina, infatti, non prevede alcun esame in materia. Resta intanto da affrontare anche quello degli organici del personale medico e degli infermieri, sempre carenti.

«Con il convegno abbiamo avuto modo di porre in luce ancora una volta la strada da fare – commenta Enrico Mura, presidente dell’associazione organizzatrice –. Intanto noi proseguiamo sulla nostra strada che ha il duplice obiettivo di stimolare le istituzioni e di informare i cittadini. Tra i nostri prossimi obiettivi c’è anche quello di avviare corsi per volontari che possano offrire assistenza domiciliare ai malati ncurabili». (p.f.)

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