La Nuova Sardegna

Sassari

«Avete sigillato anche il nostro futuro»

«Avete sigillato anche il nostro futuro»

Sit-in di protesta dei lavoratori della Raffineria di Porto Torres davanti all’Agenzia delle Dogane

22 aprile 2016
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SASSARI. Rischiano di perdere defintivamente il posto di lavoro conquistato tra mille difficoltà e sacrifici. E insieme a loro anche altri potenziali operai che - in quella iniziativa - avevano visto la possibilità di una occupazione dopo lunghi periodo senza reddito. Ieri mattina si sono ritrovati davanti alla sede dell’Agenzia delle Dogane, a Piandanna, i lavoratori della Raffineria di Porto Torres (ex Pb Oil): insieme ai rappresentanti sindacali della Cgil. Un sit-in di protesta contro la decisione delle Dogane che ha sigillato i serbatoi e ha praticamente paralizzato le attività della fabbrica di Porto Torres che si occupa di trattare oli esausti che vengono rigenerati o smaltiti.

«Siamo qui per protestare ma anche per chiedere che qualcuno spieghi chiaramente che cosa sta succedendo – ha detto Massimiliano Muretti, segretario generale della Filctem-Cgil – e rifaccio la domanda: un controllo, nel mentre che si realizza, può interrompere una attività produttiva?». Non c’è stato confronto con l’Agenzia delle Dogane, nessuno dei responsabili ha incontrato la delegazione di lavoratori e sindacalisti. Nel frattempo l’azienda va avanti per cercare di salvare la fabbrica e ha presentato ricorso al Tar oltre all’incarico conferito ai legali per tutelare la società in tutte le sedi.

La storia. L’Agenzia delle Dogane è intervenuta nello stabilimento turritano e ha disposto il divieto di estrazione «di ogni materia o rifiuto nelle more degli accertamenti fiscali. Una decisione presa il 10 febbraio, a seguito di una visita ispettiva eseguita insieme all’Arpas e alla Provincia. In quella occasione solo l’Agenzia delle Dogane ha ritenuto di dover intervenire e ha sigillato uno dei serbatoi. Produzione bloccata e lavoratori a casa.

I risultati. . A un mese di distanza dalla sospensione dell’attività, l’esito delle analisi del prodotto contenuto nel serbatoio chiarisce che si tratta di rifiuto. L’Agenzia, quindi, libera il serbatoio, ma la produzione non può ripartire. Nel mentre, infatti, le Dogane decidono di proseguire gli accertamenti e sigillano altri serbatoi. I campioni dei prodotti vengono inviati in laboratorio.

Il sindacato. «Siamo al paradosso – prosegue Muretti – nel dubbio si chiude. Può un controllo o una indagine “nelle more di un accertamento fiscale” provocare l’interruzione del rapporto di lavoro? ».

Il ricorso. Il risultato, al momento, è che per 4 o 5mila euro di accise eventualmente dovute, insieme ai serbatoi è stato sigillato anche il futuro dei lavoratori e delle rispettive famiglie. Bisognerà attendere l’esito del ricorso al Tar per capire come andrà a finire. I legali della Raffinera di Porto Torres sostengono che nelle more degli accertamenti fiscali, la Dogana poteva disporre il pagamento cautelativo delle accise e permettere l’attività produttiva. Così non è stato. Si dice che dietro ci sia «una attività ispettiva in corso», una cosa segreta insomma. Ma non è stato chiarito a quale titolo e con quali poteri sia possibile - in un territorio con quasi 7mila disoccupati - cancellare posti di lavoro appena conquistati e annullare le speranze di altri operai che erano in attesa di cominciare.

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