Attentati, i carabinieri seguono una pista
Dopo l’ennesima auto incendiata, cresce la preoccupazione dei residenti: troppe azioni impunite
PORTO TORRES. L’escalation di attentati incendiari alle automobili negli ultimi tre anni hanno creato preoccupazione e sgomento in una città considerata da sempre estranea a questo tipo di cultura. Le fiamme che hanno distrutto l’altro ieri la Mercedes A 180 coupè diesel di colore nero, coinvolgendo la Hyundai J10 rossa che era parcheggiata a pochi metri, è l’ultimo episodio degli “esperti” della diavolina che colpiscono a ripetizione riuscendo (sinora) a farla franca.
I carabinieri stanno cercando di capire il movente che ha spinto gli attentatori ad appiccare l’incendio alla ruota anteriore sinistra, ossia se si tratta di un atto vandalico oppure di qualcosa riconducibile all’attività lavorativa del giovane imprenditore.
I militari stanno comunque seguendo una pista ben precisa - indagando a fondo sulla dinamica di quanto accaduto nella notte tra il 25 e 26 aprile in via Pacinotti - e niente di strano che il cerchio sull’autore del grave gesto possa chiudersi a giorni.
C’è massimo riserbo sulle indagini in corso, quindi, ma è indubbio che bisogna tenere anche conto delle esigenze della gente che invoca maggiori controlli nelle ore notturne e soprattutto tranquillità. Trattandosi di attentati senza un movente preciso, infatti, si teme che potrebbero accadere a chiunque possiede una automobile parcheggiata per strada. Una psicosi cominciata qualche anno fa con le prime macchine incendiate (quelle dei politici) e con la comunità che si interrogava su cosa stesse accadendo, senza però mai avere risposte precise. All’attenzione del consiglio comunale di domani c’è anche una interrogazione che pone in evidenza i problemi sull’attività di contrasto agli episodi di microcriminalità e che chiede un intervento per richiamare l’attenzione del Prefetto. (g.m.)