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Sassari

Sassari, una marcia silenziosa contro la pista ciclabile

Sassari, una marcia silenziosa contro la pista ciclabile

Il 9 maggio protesta di residenti e commercianti di viale Italia riuniti in comitato: «Basta con i lavori infiniti e con i disagi. Pronti a chiedere i danni al Comune»

28 aprile 2016
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SASSARI. Una marcia silenziosa e serrande abbassate. È la protesta che si apprestano a fare commercianti e cittadini di viale Italia, esasperati dalla lentezza dei lavori per la pista ciclabile. Il 9 maggio scenderanno per strada, e quel silenzio che si sono imposti sarà più rumoroso di slogan urlati e fischietti. «Basta, siamo stanchi di aspettare che le promesse fatte dall’amministrazione siano mantenute – dicono –. La pista ciclabile doveva essere conclusa prima a dicembre, poi a marzo, adesso si parla di maggio. Non ci crediamo più e abbiamo paura che passi tutto il 2016 prima che le recinzioni che ingabbiano negozi e palazzi vengano eliminate definitivamente». Ma non è finita perché alla protesta pubblica sono pronti ad affiancare anche quella legale. «Stiamo valutando con un pool di avvocati se sia possibile richiedere un risarcimento dei danni che abbiamo subito in questi cinque mesi di perenne cantiere».

La rabbia covata in questi mesi alla fine è esplosa. Il primo passo è stato la decisione di costituire un comitato per portare avanti tutte le iniziative che saranno via via decise. Residenti e commercianti di viale Italia e delle vie vicine uniti nella speranza che la loro voce si faccia sentire più forte a Palazzo Ducale , m a anche per sensibilizzare tutta la città sui problemi che una delle principali vie commerciali sta affrontando «per un periodo di tempo troppo lungo rispetto ai risultati che si sono finora ottenuti». «Qui non si vede più un operaio mentre la clientela fugge», dice Maria Grazia Cesaraccio, che gestisce uno dei chioschi di vendita di fiori in piazza Marconi. E a dimostrazione mostra gli incassi di questi ultimi giorni: 15 euro martedì, zero euro il 24, 17 il 23 e 45 euro il 22 aprile. «I clienti non si avvicinano, perché non c’è passaggio per arrivare ai negozi – afferma la commerciante –. Così si sta decretando la morte di decine di piccole imprese».

«Centinaia di parcheggi sono spariti, compresi quelli per i disabili, così come sono scomparsi gli scarichi merci – rincara Antonello Sanna, del negozio di abbigliamento Tola –. Per non parlare delle difficoltà di accesso ai passi carrai. E del traffico caotico causato dalla difficoltà di passaggio per le ambulanze e per il trenino Sirio costretto a fermarsi per dare il passo alle auto quando si formano gli ingorghi. È questa la mobilità sostenibile che si vuole attuare? Ho l’impressione che questo progetto sia nato male e stia finendo peggio».

In viale Italia, e non solo, la gente comincia e chiedersi se non sarebbe stato più semplice, più veloce e più economico tracciare la pista ciclabile con una segnalatica orizzontale senza sventrare le strade e creare tanti disagi e pericoli per la sicurezza di pedoni e automobilisti.

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