La Nuova Sardegna

Sassari

Rete metropolitana, futuro a rischio

di Giovanni Bua
Rete metropolitana, futuro a rischio

Porto Torres vuole cambiare lo statuto già approvato da 5 Comuni, M5S sul piede di guerra ma anche il Pd è in crisi

07 maggio 2016
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SASSARI. Rischia di ingolfarsi ancora prima di partire il motore nuovo fiammante della Rete Metropolitana. Lo statuto, elaborato nell’assemblea dei sette sindaci dell’area vasta più quello di Valledoria, e già approvato da 5 consigli comunali, rischia di sgretolarsi, e con lui tutto il progetto.

Lo statuto. A far traballare il tavolo il Comune di Porto Torres che ieri mattina, in commissione Statuto e Regolamento, dopo aver sentito la relazione del sindaco Sean Wheeler e le sue perplessità sui criteri di ponderazione dei voti all’interno della Rete, ha deciso di convocare una seduta di Consiglio con un unico tema all’ordine del giorno: l’organizzazione della Rete stessa e del suo statuto.

Lo strappo. L’idea è quella di dare mandato al sindaco di tornare nell’assemblea di suoi pari a chiedere che le percentuali di rappresentanza assegnate a ogni Comune siano cambiate, tendendo conto non solo della popolazione ma anche delle infrastrutture messe a disposizione della Rete. Tradotto in soldoni: più rappresentatività per Porto Torres e il suo porto (e magari per Alghero e il suo aeroporto), ai danni del capoluogo Sassari che oggi la fa da padrone con un peso del 45 per cento.

Il Movimento. Una frattura che era già emersa nei giorni scorsi, partita da una serie di emendamenti presentati dal M5S prima a Sassari e poi ad Alghero. Emendamenti che entravano nel dettaglio delle nuove percentuali ponderate, con un taglio secco per Sassari che passava dal 45 al 35 per cento, e per Alghero (dal 24 al 20 per cento) e ridistribuzione tra tutti, con Porto Torres a farla da padrona con un salto dal 12 al 18,5. Posizione rimandata al mittente che lasciava però intravedere il concreto rischio che a Porto Torres, dove il Movimento ha la maggioranza assoluta, il banco sarebbe potuto saltare.

Il banco. Per ora invece ha solo traballato. I grillini portotorresi hanno infatti deciso di non forzare, almeno per ora, la mano. E hanno trovato una posizione di compromesso nella commissione Statuto di ieri, che è composta dagli 8 capigruppo e dalla presidente del consiglio. Dando mandato unanime per ridiscutere la questione in consiglio, da convocare presumibilimente alla fine della prossima settimana, e far uscire dall’aula il sindaco Wheeler con un documento da portare in assemblea dei sindaci.

Scenari. A questo punto la crepa potrebbe chiudersi con la predisposizione di un ordine del giorno “a futura memoria” che prenda atto della posizione di Porto Torres ma rimandi Wheeler a casa con il vecchio statuto da approvare in aula. Oppure allargarsi fino a far franare l’intera Rete Metropolitana. Se Wheeler decidesse infatti di non accettare un no dei sindaci e di non votare lo Statuto (o votarne una versione emendata) di fatto la Rete metropolitana (che per vivere ha necessità di un porto e di un aeroporto e quindi non può esistere senza Porto Torres) non partirebbe nemmeno.

Lo stato dell’arte. Esiste in realtà una terza possibilità, e cioè che l’assemblea accolga la proposta di Porto Torres e tutti i consigli comunali che hanno già approvato lo statuto (Sassari, Sorso, Sennori, Valledoria e Castelsardo, con Stintino che voterà il 12) lo rivotino dopo averlo modificato con i nuovi parametri.

Fibrillazione. L’ipotesi sembra però la meno praticabile. Sono infatti altri i partiti in piena fibrillazione oltre al M5S. Il Pd su tutti, con la segreteria algherese che ha deciso che alla votazione dello statuto (ne saranno necessarie tre visto che la cittadina catalana decide di questioni sovracomunali a maggioranza qualificata per i primi due voti) non sarà in aula per protestare per la scarsa collegialità con cui Bruno ha affrontato l’argomento. E quello portotorrese in difficoltà a tirarsi indietro di fronte a una rivedicazine che aumenta il peso della sua città in assemblea. Ma anche Forza Italia, che a Sassari si è astenuta, mentre a Sorso ha approvato lo statuto senza problemi.

Uno vale uno. Altra questione è che trovare la quadra sulla rappresentatività non è stato semplice. Con Sassari che teoricamente peserebbe il 56% ed è già scesa al 45. E il suo 11 per cento che è già stato già distribuito tra tutti col misurino. Inoltre Wheeler aveva già proto il problema dell’«uno vale uno», e l’assemblea aveva predisposto per questo motivo una regola per cui nessuna decisione si potrà prendere senza che siano presenti almeno la metà dei Comuni interessati. Previsione (e polemica) abbastanza pleonastica a esser sinceri, visto che, da che mondo è mondo, negli organismi sovracomunali nei quali nessuno è obbligato a partecipare le decisioni si prendono all’unanimità.

I cugini. Difficile immaginare come finirà. A uscirne sicuramente malconcia è la monolitica protesta che il territorio aveva messo in campo per rivendicare la città metropolitana del Nord, con i cugini cagliaritani che avranno ben donde di sorridere vedendo l’invicincibile armata che li doveva sconfiggere affondare sulla prima secca. E il glorioso nord unito che non riesce a mettersi d’accordo nemmeno tra vicini di pianerottolo.

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