La Nuova Sardegna

Sassari

Sant’Elisabetta, chiesa che vive nei ricordi

Alessandro Ponzeletti
Sant’Elisabetta, chiesa che vive nei ricordi

La rubrica dello storico dell'arte Alessandro Ponzeletti

16 maggio 2016
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SASSARI. Demolita nel 1907 insieme al seicentesco convento annesso, la chiesa di Sant’Elisabetta - già ricordata in questa rubrica tempo addietro - è senza dubbio una delle gravi perdite del patrimonio artistico cittadino ma a differenza di altri immobili più illustri, Castello e chiesa di Santa Caterina di Piazza Azuni, è meno presente nel ricordo popolare perché era una chiesa “senza facciata”. Vi si entrava da un portale dalle belle ante decorate che Costa ebbe merito di disegnare nell’Archivio pittorico e poi si sviluppava con una semplice, unica navata parallela a via Sant’Elisabetta.

All’interno colpiva l’antichità e l’abbondanza di dorature degli arredi. Ebbene, anche se la chiesa è perduta, parte degli arredi sono giunti all’epoca nostra: l’altare del Crocefisso è quello conservato dentro San Giacomo, in piazza Duomo, nel primo altare a sinistra, mentre ad Usini sono finiti il grande quadro raffigurante la Madonna Maggiore (dalla basilica romana di Santa Maria Maggiore), venerata a Sassari e in diocesi a partire dal XVI secolo (sarà argomento di un Memento sulla Vergine del Bosco), ed il pulpito utilizzato per almeno due secoli dai preti che celebrarono per le terziarie francescane le messe e provvidero alle prediche.

Il pulpito è oggi nella chiesa di Santa Croce di Usini (foto del signor Gino Cherchi, che ringrazio): restaurato, conserva l’originale paravoce e presenta delle belle decorazioni che rimandano ai lavori dell’ebanista Contena fatti a Santa Maria di Betlem tra gli Anni Trenta e Quaranta del Settecento... un pezzetto di storia sassarese tornato a nuova vita altrove.

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