La Nuova Sardegna

Sassari

Santa Maria, un restauro che ha lasciato molte crepe

di Vincenzo Garofalo
Santa Maria, un restauro che ha lasciato molte crepe

Nel convento dei Frati minori pareti piene di muffa e calcinacci pericolanti Il chiostro del XIII secolo, una volta con pietra a vista, coperto dall’intonaco giallo

22 maggio 2016
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SASSARI. C'era una volta il chiostro della chiesa di Santa Maria di Betlem. Un gioiello architettonico incastonato tra la basilica e il convento dei Frati minori conventuali, costruiti tra il 1280 e il 1300.

Oggi, dopo un accurato lavoro di riqualificazione, benedetto dalla Soprintendenza, durato otto anni e costato 2 milioni di euro, resta un chiostro le cui pareti originarie in pietra a vista calcarea sono state ricoperte con un intonaco giallino, lasciando alcune piccole finestre di memoria. Ma questo è nulla: una parte del convento, quella ristrutturata, ad appena sei mesi dal collaudo dei lavori, si ritrova con i muri interni ricoperti di muffa, gli intonaci marci e i calcinacci che cadono dalle pareti, come foglie d'autunno, e la pavimentazione in calcestruzzo.

E c'è di peggio: la casa dei candelieri sta cadendo a pezzi. La facciata principale della chiesa e del convento si sta letteralmente staccando, come testimoniano le crepe, larghe due dita, all’interno dei due edifici. La volta della chiesa, proprio sopra la testa dei fedeli che tutti i giorni ascoltano la messa (la domenica quattro volte il giorno), si sta sbriciolando e se non fosse per una provvidenziale rete di protezione installata ormai da un anno, la cronaca nera avrebbe già fatto il suo ingresso in basilica. Stesso discorso per un’ala del convento ridotta ormai praticamente in macerie: sono venuti giù i tetti, i muri sono tenuti in sesto con robusti puntelli di ferro e le antiche stanze che un tempo videro studiare e pregare il beato Francesco Zirano, padre francescano martire, ora sono il paradiso terreno dei piccioni, che hanno fatto di quei locali inagibili la loro reggia e la loro toilette.

Per ristrutturare questa parte degli edifici del 1200 non c’erano soldi a sufficienza, ma ora non è solo una questione di decoro e di salvaguardia dei monumenti: è diventata una questione di sicurezza.

I lavori finanziati con i fondi europei ed elargiti dalla Regione tramite i Por Fesr 2007-2013, sono iniziati il 24 ottobre 2007 e sono terminati ufficialmente il 29 maggio 2105. Il collaudo delle opere, iniziato il 30 maggio 2015, è finito il 12 novembre 2015. Anche se, a vedere oggi le pareti del convento completamente deteriorate, sembra che la riqualificazione non sia mai iniziata. I frati francescani che vivono nel convento e che custodiscono la basilica, hanno contestato da subito i lavori. Padre Marco Arru ci ha scritto perfino un libro: “Chiostro dissacrato”. Un titolo che riassume perfettamente il contenuto del volume. Gli altri frati, anche se a malincuore, se ne son fatti una ragione, e per tutto questo tempo hanno aspettato la fine delle opere.

Adesso, dopo anni di attesa, hanno deciso di riaprire il chiostro, di renderlo fruibile alla città e ai visitatori. L’occasione è la tredicina di Sant'Antonio, che inizierà il 31 maggio e si concluderà il 13 giugno con appuntamenti quotidiani, dalle 18 per il rosario e vespro, la tredicina, e la santa messa. Dopo le funzioni il chiostro e l’ala cinquecentesca del convento saranno aperti alle visite. Le altre parti dell’edificio storico, causa pericolo di crolli, resteranno sbarrate.

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