Blitz all'alba, due arresti per gli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala
Vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Nuoro nelle campagne di Nule e di Ozieri: in cella Paolo Enrico Pinna (di Nule), oggi maggiorenne ma diciassettenne all’epoca dei fatti accaduti un anno fa, e suo cugino di Ozieri Alberto Cubeddu di 21 anni. Un altro giovane, Antonio Zapareddu, 25 anni, di Pattada, è stato arrestato nella stessa operazione per detenzione di armi ma non ha niente a che vedere con l'omicidio
SASSARI. Blitz dei carabinieri nella notte tra le campagne di Nule e Ozieri. I militari hanno arrestato due persone ritenute responsabili degli omicidi dello studente di 19 anni di orune, Gianluca Monni, e del 30enne di Nule Stefano Masala. Si tratta dei due indagati della prima ora: Paolo Enrico Pinna (di Nule), oggi maggiorenne ma diciassettenne all’epoca dei fatti accaduti un anno fa, e suo cugino di Ozieri Alberto Cubeddu di 21 anni.
I due sono accusati di omicidio premeditato e per futili motivi di Monni, ucciso con un fucile calibro 12, e anche di quello di Stefano Masala: il 7 maggio 2015 il giovane sarebbe stato sequestrato per essere rapinato dell’auto con cui il giorno successivo è stato compiuto l’omicidio dello studente di Orune e poi ucciso in modo che la responsabilità ricadesse su di lui.
Un altro giovane, Antonio Zapareddu, 25 anni, di Pattada, è stato arrestato nella stessa operazione per detenzione di armi, ma non ha niente a che vedere con l'omicidio.
L'operazione dei carabinieri del comando provinciale di Nuoro, coordinata dalla Procura barbaricina Nuoro, è scattata durante la notte e si è conclusa alle prime luci dell'alba. Al blitz hanno partecipato anche i carabinieri del Comando Provinciale di Sassari, del Ros, del Reparto Investigazioni Scientifiche (Ris) di Cagliari e dello Squadrone Eliportato «Cacciatori di Sardegna» di Abbasanta (Oristano).
L'omicidio di Gianluca Monni. È stato ucciso per vendicare un'offesa lo studente di Orune Gianluca Monni, freddato a colpi di fucile mentre attendeva il pullman per recarsi a scuola a Nuoro la mattina dell'8 maggio di un anno fa. Questo il movente che ha spinto Paolo Enrico Pinna, di Nule, minorenne all'epoca dei fatti, che - secondo la ricostruzione della complicata vicenda da parte degli inquirenti - era stato picchiato e umiliato, e privato della sua pistola da parte di Monni e dei suoi amici durante una festa di paese la notte tra il 13 e il 14 dicembre 2014. In quella circostanza Pinna avrebbe infastidito la fidanzata dello studente di Orune, che ha reagito picchiando il minorenne. E quando Pinna ha puntato una pistola sullo studente, gli amici di Gianluca Monni lo hanno disarmato e pestato violentemente.
Ecco la conferenza stampa convocata a Nuoro nella caserma del comando provinciale, alla presenza dei procuratori dei tribunali di Nuoro e per i minorenni di Sassari, dei comandanti provinciali dei carabinieri di Nuoro e Sassari e del comandante della Sezione Anticrimine del Ros di Cagliari.
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Le contestazioni del diciottenne di Nule e del cugino di Ozieri tracciano una dinamica dei fatti di maggio del 2015 molto lineare. C’è un giovane di 29 anni, nel paese del Goceano, che da un anno ha fatto perdere le sue tracce. E ci sono due giovani, a Nule e Ozieri, sospettati di averlo ucciso, di averne nascosto il corpo e di aver incendiato la sua macchina. Ecco perché, oltre all’omicidio, ai due vengono contestati il sequestro di persona, l’occultamento di cadavere e il danneggiamento.
Per scandagliare queste accuse bisogna ripercorrere i due fatti di cronaca che – come ormai assodato – sono inequivocabilmente legati tra loro: la scomparsa di Stefano Masala il 7 maggio del 2015, e l’omicidio di Gianluca Monni, il giorno successivo.
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Il sequestro di persona. Seguendo la linea della Procura dei minori (titolare del fascicolo è il sostituto Roberta Pischedda) si parte inevitabilmente dalla sparizione del 29enne di Nule. Stefano, l’amico di tutti disponibile con tutti, quel giorno è stato attirato in una trappola. Forse era persino convinto di andare a un appuntamento con una ragazza. Aveva preso la macchina di suo padre Marco, una Opel Corsa grigia tirata a lucido, e dopo aver fatto una breve tappa in uno dei bar del paese, era andato via di corsa, ma col sorriso sulle labbra. «Ho un appuntamento, vado di fretta», aveva detto all’amico barista Giampiero. Un’ora più tardi il suo cellulare già non rispondeva più. All’appuntamento in realtà non si sarebbe presentata una donna ma forse solo il 17enne (l'età che all'epoca aveva Paolo Enrico Pinna).
La macchina di Stefano serviva probabilmente per raggiungere il giorno successivo Orune e si doveva nascondere da qualche parte (da qui il sequestro di persona) quell’amico che era diventato un intralcio. Sempre ragionando per ipotesi, non è detto che l’intenzione iniziale fosse quella di ammazzarlo. La situazione potrebbe esser sfuggita di mano in una fase successiva.
L’omicidio di Stefano Masala. Di sicuro Stefano Masala è stato usato per raggiungere uno scopo preciso. E quando chi gli ha teso la trappola si è reso conto che quell’amicone, buono e con un altissimo senso della giustizia, era diventato scomodo, potrebbe aver deciso di liberarsene.
L’occultamento di cadavere. Il corpo di Stefano non si trova da nessuna parte. Lo hanno cercato ovunque anche con il supporto dei cani molecolari. Sembra essere sparito nel nulla. Ed ecco l’altra accusa nei confronti del 18enne di Nule e del cugino di Ozieri: aver nascosto il corpo della vittima.
Il danneggiamento. Questa ipotesi di reato è direttamente legata al delitto di Orune. La macchina con la quale l’assassino – o gli assassini – di Gianluca Monni hanno raggiunto il paese della Barbagia è l’Opel Corsa di Marco Masala. Spesso capitava che la usasse il figlio Stefano, gli amici gli chiedevano dei favori e lui per accontentarli si spostava anche nei paesi vicini se necessario. Lo faceva anche solo per comprar loro un pacchetto di sigarette.